Il Sinodo
- sottolinea la straordinaria gravità dell’emergenza carceri in tutto il Paese (testimoniata anche dall’alto numero di suicidi e di atti di autolesionismo) a causa dell’insostenibile sovraffollamento, dell’inadeguatezza delle strutture penitenziarie, della carenza di organico di polizia penitenziaria, direttori ed educatori, dell’insufficienza dell’assistenza sanitaria;
- ricorda le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha definito la situazione delle carceri italiane “una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile” e “una realtà che ci umilia in Europa e ci allarma, per la sofferenza quotidiana – fino all’impulso a togliersi la vita – di migliaia di esseri umani chiusi in carceri che definire sovraffollate è quasi un eufemismo…”;
- condivide le proposte per una riduzione del sovraffollamento carcerario perché la pena detentiva costituisca effettivamente l’ultima risorsa all’offesa criminale e trovi applicazione il principio contenuto nell’art. 4 delle Regole penitenziarie europee secondo cui “le condizioni detentive che violano i diritti umani non possono essere giustificate dalla mancanza di risorse” così che gli ingressi – tranne che per gravi reati – siano scaglionati in ragione della capienza;
- condivide inoltre “le piccole proposte” volte a non distruggere oltre ai detenuti anche le loro famiglie (purtroppo spesso vittime secondarie da nessuno considerate) migliorando le condizioni, il numero e la qualità dei contatti tra i detenuti e i loro famigliari;
- afferma che per noi credenti in Cristo, occorre uscire dal torpore e far risuonare dai tetti la parola di Gesù: “Fui prigioniero e veniste a trovarmi… in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me” Matteo 25:39-40.
In questo senso il Sinodo
- segnala come oggi una delle offese più gravi alla libertà di fede si consumi proprio negli istituti carcerari dove la maggior parte dei detenuti stranieri non ha accesso ad alcuna assistenza spirituale;
- ritiene il carcere uno dei principali banchi di prova della capacità delle chiese di realizzare il dialogo interreligioso.
Nella linea di un impegno che le chiese valdesi e metodiste portano avanti da tempo, il Sinodo invita la Tavola valdese a vigilare sulla situazione negli istituti penali italiani e sull’effettivo rispetto della dignità dei detenuti, degli internati e degli operatori carcerari.