Una riflessione in occasione della giornata della memoria
Torre Pellice, 25 Gennaio 2023
Un monito sempre valido che troviamo nell’Antico Testamento è “scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza” (Deuteronomio 30:15-20).
Il giorno della memoria, che ogni anno cade il 27 gennaio, chiede di fare una pausa e di mettersi in ascolto delle voci dei testimoni della Shoah, l’immane tragedia che ha segnato la storia europea del Novecento. Vi sono molti modi per farlo. Innanzitutto, ricordando che non è sufficiente fare memoria solo per un giorno e infatti molte iniziative istituzionali ma anche della società civile, dai gruppi di lettura, alle associazioni culturali, alle scuole, alle chiese costruiscono intorno a questa giornata una vera e propria programmazione di eventi, momenti di riflessione con occasioni di lettura ad alta voce. Ricordo, ad esempio, un evento nella chiesa valdese di Pinerolo, alcuni anni fa, in cui brani tratti da “Se questo è un uomo” di Primo Levi, dal “Diario” di Etty Hillesum e da altre letture e audiovisivi, tra cui il video “Binario 21” con testimonianza di Liliana Segre alla nipote, erano stati accompagnati da musiche di fisarmonica, introdotti da “Gam Gam” (tratto dal Salmo 23) cantato da una ragazza a luci spente, con il solo barlume di una candela.
Il tentativo era stato quello di riflettere sul passato, in un’ottica intergenerazionale, cercando di onorare la memoria uscendo però dai rischi del cosiddetto paradigma vittimario. Si tratta cioè di riconoscere la tragedia e il dolore dell’indicibile che sempre colpisce nelle guerre, nelle pulizie etniche, nelle violenze della storia fino allo sterminio della Shoah ma avendo consapevolezza che le vie della memoria sono molte e che il tentativo di una elaborazione di una memoria condivisa, a livello collettivo, è un dovere in ogni generazione.
Questo ricordo mi permette di sottolineare quanto sia importante oggi il tema della memoria della Shoah, in un clima di crescente antisemitismo, di intolleranza e di discriminazione, spesso mediato dai social media che negli anni caratterizzati dalla pandemia hanno avuto effetti se possibile anche più astiosi e violenti, in un mondo frammentato e impaurito. Occorre – ancora e nuovamente – rimettersi in ascolto delle voci dei testimoni che seppero con coraggio scegliere la vita anche in circostanze tanto drammatiche.
Come Zdenka Fantlová, deceduta il 27 dicembre 2022 a Londra all’età di cento anni, che nel libro di memorie “6 campi” ha raccontato con grande spirito di osservazione la sua vita prima dell’arresto da parte dei nazisti e della deportazione in sei campi di concentramento e sterminio, con esperienze terrificanti, cui seguì la vita dopo la liberazione come unica sopravvissuta della sua famiglia. La sua è una straordinaria testimonianza di resistenza e di ribellione per non lasciarsi intrappolare, da allora in avanti, nel ruolo di vittima. Scelse sempre di conservare i propri valori e la propria dignità, cercò di non piegarsi mai definitivamente e tentò di perseguire questa intenzione con ostinazione.
Come Viktor Frankl, medico e psichiatra, filosofo e psicoterapeuta che fu internato in quattro campi di concentramento, dal settembre 1942 all’aprile 1945, autore di diversi libri. In un suo libro “Dio nell’inconscio” così scrive in merito all’esperienza tragica e ai molteplici modi di cercare il senso della vita, da parte di una persona comune: “Per prima cosa, egli vede un senso in tutto ciò che fa o che crea. In secondo luogo, egli scorge un senso nelle esperienze che vive, nell’amore che porta ad un’altra persona. In terzo luogo, egli vede un senso anche in una situazione umanamente disperata, che non gli offre alcuna soluzione di speranza. Ciò che conta è l’atteggiamento che egli assume”.
Poiché nessuna situazione della vita è realmente priva di significato, ciò che ci proviene dai testimoni della Shoah è un atteggiamento che confida nella possibilità di trasformare il dolore e di renderne testimonianza affinché il male non abbia a ripetersi. A noi sta il compito di ascoltare le loro voci, attraverso le memorie e i libri che ci hanno lasciato. E questo è un impegno da raccogliere, in ogni generazione.
GAM GAM (tratto dal Salmo 23).
Gam Gam Gam
Ki Elekh
Be Be Ge Tzalmavet
Lo Lo Lo Ira Ra’
Ki Atta’ Imadi’
Shivtekha Umishantecha
Hema Hema Ienachamunì
Anche se andassi
Per le valli più buie
Di nulla avrei paura
Perché tu sei al mio fianco
Se tu sei al mio fianco
Il tuo bastone
Il tuo bastone mi dà sicurezza