«Perché state a guardare verso il cielo?» (Atti 1,11)
In questa domenica dell’Ascensione, ricordiamo l’episodio narrato nel primo capitolo degli Atti. Il Risorto si trova per l’ultima volta con i suoi discepoli nei pressi di Gerusalemme, promette il dono dello Spirito Santo (“tra non molti giorni“, v. 5) che darà loro la “potenza” per rispondere al mandato missionario di essergli testimoni “fino all’estremità della terra” (v. 8). Dopodiché: «fu elevato; e una nuvola, accogliendolo, lo sottrasse ai loro sguardi. E come essi avevano gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava, due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù, che vi è stato tolto, ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo”» (Atti 1,9-11).
Molti commentatori considerano la domanda dei due angeli come un rimprovero, come a dire: “Non attardatevi nella nostalgia della compagnia fisica di Gesù, che ormai non ci sarà più. Siate certi che tornerà , ma ora occupatevi del mandato che avete appena ricevuto, occupatevi della testimonianza sulla terra”. In effetti, la chiesa è stata spesso rimproverata di occuparsi troppo delle cose ultime, del cielo, dell’anima, e troppo poco dei bisogni dell’essere umano, della giustizia, del pane quotidiano, trasformandosi così in “oppio dei popoli”.
Ma è anche vero che non si vive di solo pane, che una chiesa incapace di “alzare lo sguardo” – perché pensa di essere fedele solo tenendo lo “sguardo basso” verso la concretezza – perde non tanto le “anime” ma la propria anima, il senso del mandato missionario ricevuto dal Risorto, perde la capacità di sperare, motivare, progettare. E soprattutto dimentica che tutto arriva dall’alto, da Dio: il perdono, la salvezza, la potenza dello Spirito (sempre presente e mai assente), Cristo stesso, nella sua prima venuta e nel suo ritorno. Sì, nel suo ritorno, quando “ristabilirà ” il suo Regno, anche se non sappiamo quando: «gli domandarono: “Signore, è in questo tempo che ristabilirai il regno a Israele?”. Egli rispose loro: “Non spetta a voi di sapere i tempi o i momenti che il Padre ha riservato alla propria autorità “», vv. 6-7).
Tra cielo e terra, tra sguardo volto verso il basso (la missione, l’ascolto del prossimo) e sguardo che si alza verso l’alto (la speranza, la motivazione, la linfa vitale della fede e della missione), in un difficile ma necessario equilibrio, così viviamo la nostra esistenza, come credenti, ma anche semplicemente come esseri umani.