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di Maria Bonafede

"La sera di quello stesso giorno, che era il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!». E, detto questo, mostrò loro le mani e il costato. I discepoli dunque, veduto il Signore, si rallegrarono”.

La sera di quello stesso giorno è la sera di Pasqua: chissà se Maria Maddalena è riuscita a raccontare ai discepoli che al mattino ha visto il Signore risorto là dove era andata per onorarne la salma. Non sappiamo, ma l’evangelista Giovanni ce li presenta chiusi in una stanza e pieni di paura, come dopo il funerale di un amico caro. Tra di loro, senza che la Pasqua abbia trasformato la loro vita e senza la gioia stupita che ci saremmo aspettati, e che ci consentirebbe di specchiarci e gioire con loro. Accade proprio così, che i discepoli rimangano fermi e spaventati anche dopo la Pasqua. Rimaniamo uomini e donne impauriti e chiusi se Gesù non viene in mezzo a noi con la sua pace. Se Gesù non vince le nostre porte chiuse e i nostri cuori induriti dalla vita, dalla paura, dallo sconcerto che ci riprende nonostante il messaggio di Pasqua. Questa è la nostra umanità, questa è anche la realtà della chiesa: una comunità priva di senso e di speranza se il Risorto non forza le sue porte chiuse facendosi presente con la sua parola. Questa è la buona notizia che questo Evangelo ci offre: quando siamo pronti a stigmatizzare gli altri, chi non riesce a credere, o chi crede in modo diverso da noi, quando ci vien fatto di ergerci al di sopra degli uomini e delle donne della nostra generazione, forti della nostra fede e delle sue convinzioni e tradizioni, ci si presenta l’Evangelo per ritrarre i discepoli così umani e così poco eccelsi nella loro stanza chiusa a chiave.

Tuttavia Gesù risorto entra dove loro si erano nascosti. Li raggiunge dove sono e non c’è chiavistello che tenga. Questo è l’Evangelo. Gesù viene in mezzo ai suoi per ridare vita e speranza, viene come il Signore che ha vinto la morte: mostra le mani e il costato cioè mostra il corpo ferito a morte e mostra se stesso vivo e vittorioso sulla morte. Cristo risorto vive. I segni della morte ci sono, ma egli è stato risuscitato.

“Pace a voi”, Gesù si presenta così, e non è solo un saluto, ma è l’annuncio del perdono che è ciò di cui più abbiamo bisogno, della comunione fraterna che la paura aveva fugato, della pienezza della vita, della pace che non c’è se Cristo non ci incontra. Per forza i discepoli si riempiono di gioia!

Vieni Signore, oggi come allora, forza le nostre porte chiuse, perdonaci, cambia la nostra vita.