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di Fabio Traversari

«Chiamata a sé la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua"» 

Almeno una volta poter essere un principe oppure un supereroe, un cowboy oppure un pirata. In questi ultimi giorni di carnevale molti provano ad essere qualcun altro. Eppure, si sente spesso ripetere da molti che l’importante è essere sé stessi. “Ma chi sono io?” mi chiedo, citando il teologo Dietrich Bonhoeffer, con le prime parole di una sua conosciuta poesia. Io mi vedo in un modo, gli altri in un altro ancora: non sempre coincide. Comunque dicono alcuni sarebbe importante conoscere sé stessi, apprezzare le proprie capacità in modo da avere consapevolezza e stima di sé per poter far fruttare al meglio i propri talenti.  L’importante sarebbe essere focalizzati solo su sé stessi per ottimizzare al meglio i risultati nella propria vita.  

Ma Gesù con la chiamata a seguirlo spiazza i suoi discepoli. Credo, però, che colga anche noi oggi alla sprovvista. Gesù non dice “Chi vuol venire dietro a me, conosca meglio sé stesso, conti solo sulle sue forze”, ma, al contrario, invita coloro che desiderano essere suoi discepoli a rinnegare se stessi. “Rinnegare?” Suona come qualcosa di negativo. Ma secondo me non lo è. Lo leggo come un invito a definire me stesso non a partire dalle mie esigenze, dai miei desideri,  da come noi ci vediamo  o da come ci vedono gli altri, come io vorrei potermi vedere o come vorrei che gli altri mi vedessero. Chi segue Gesù non fonda la propria identità a partire dal proprio io, dalle proprie potenzialità, o dalle proprie mancanze, ma da Gesù Cristo stesso, che chiama a seguirlo. Se io seguo Gesù, se io sono cristiano: affido a lui tutta la mia vita, confido in lui e non sulle mie forze. Parafrasando Bonhoeffer direi: in fondo alla fine Dio è l’unico che sa chi io sia veramente.