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di Fabio Traversari

«Una donna della città di Tiatiri, commerciante di porpora, di nome Lidia, che temeva Dio, stava ad ascoltare. Il Signore le aprì il cuore per renderla attenta alle cose dette da Paolo. Dopo che fu battezzata con la sua famiglia, ci pregò dicendo: "Se avete giudicato che io sia fedele al Signore, entrate in casa mia e alloggiatevi". E ci costrinse ad accettare»

Il Cristianesimo non ha avuto inizio in Europa, vale la pena ricordarlo. Di come il messaggio del Vangelo sia giunto sul nostro continente, lo racconta il libro degli Atti. In un’apparizione notturna Paolo viene “chiamato” in Macedonia. Paolo ed i suoi compagni si mettono in cammino ed arrivano a Filippi, la città più importante di quella regione.

Le prime persone che incontrano sono delle donne, il sabato, fuori dalla porta della città, lungo un fiume, dove pensavano ci fosse un luogo di preghiera. Tra queste donne c’è Lidia, una commerciante di porpora, che temeva Dio. Lidia ascolta la predicazione, ne rimane colpita e si fa battezzare insieme a tutta la sua famiglia.

Il cristianesimo in Europa inizia così, con la conversione di una donna non europea: Lidia, infatti, è nativa di Tiatira, nell’attuale Turchia.
Dopo il battesimo, Lida invita Paolo e i suoi compagni a casa sua, di più: costringe loro ad accettare l’invito.

Le sue orecchie ed il suo cuore aperti alla Parola di Dio, la spingono ad aprire anche le porte della sua casa. Mi piace questa ospitalità di Lidia. Vedo in questo un modello di come possa essere la chiesa e la società: un luogo accogliente per tutti e tutte. La prima cristiana d’Europa ci interpella in questi nostri tempi: Sono i nostri cuori e le porte delle nostre case, delle nostre comunità, aperte come lo erano il cuore e la porta di casa di Lidia? Una comunità (e un’Europa), che prende Lidia come esempio, non può lasciare nessuno al di fuori dei suoi confini.