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di Giorgio Tourn

Protestantesimo, rivista della Facoltà valdese di teologia

La Facoltà valdese di teologia a Roma ha avviato nel dopo guerra la pubblicazione di una rivista di studi teologici, che è giunta ora al suo 68mo anno di vita. Quando nacque lo studio di materie bibliche e teologiche era riservato ai seminaristi ed era impensabile che potesse avere qualche interesse per un laico; ora la situazione è notevolmente cambiata; anche in Italia, non desta più sorpresa il fatto che pubblicisti e letterati come Vito Mancuso o Michela Murgia si presentino come studiosi di teologia.
In questa prospettiva di dialogo aperto e critico con la cultura, “Protestantesimo” ha proseguito la sua riflessione sotto la direzione dei professori della Facoltà, discutendo naturalmente i problemi nell’ottica del protestantesimo riformato, senza collocarli però su posizioni pregiudizialmente confessionali.

L’ultimo fascicolo (n. 3-4/ 2013), da poco in libreria, consta di 253 pagine con un ventaglio assai ampio di collaboratori; risulta particolarmente interessante perché apre prospettive di riflessione su due campi sin qui poco esplorati, sulla frontiera fra teologia in senso stretto e cultura generale.
La prima parte, che reca il titolo “Genere e ricerca teologica”, consta di otto articoli. Dopo l’introduzione al tema di Elizabeth Green: “Teologie e genere. Un’introduzione”, seguono un articolo sulle teologie queer, due su aspetti della pastorale e della catechesi, due sulla collocazione della donne nell’Islam e due su testi biblici aventi riferimento alla figura femminile. Chi ha qualche dimestichezza con la teologia o le teologie femministe è stimolato a procedere sul cammino con una riflessione originale, chi non ha invece molta dimestichezza con il tema dovrà fare uno sforzo supplementare pur ricevendo spunti e stimoli interessanti.

La seconda parte “Dialoghi fra antropologia e teologia” reca dieci contributi molto diversificati. Dopo un saggio introduttivo di Paola Schellenbaum sul rapporto fra le due scienze, “Verso nuove piste di ricerca”, i contributi si muovono lungo due percorsi: teorico e pratico. Nel primo si collocano le riflessioni degli autori sull'antropologia in rapporto ad autori classici, abitualmente poco correlati con il tema, come Lutero e Wittgenstein, o sul tema di una spiritualità laica.
Sul secondo filone, “i soggetti in democrazia”, vengono illustrati problemi quali: le pratiche di integrazione, le chiese come comunità di resilienza per gli immigrati, la situazione italiana. Anche in questo caso, come nel precedente, un lettore poco informato sulle nuove frontiere della teologia , abituato cioè a vedere il problema collocato in ambito strettamente ecclesiale, potrà manifestare qualche sorpresa. Si tratta però di prendere coscienza della varietà delle forme di dialogo e di incontro fra il fenomeno religioso e le forme culturali moderne.

Utile introduzione a questo insieme di problemi è l’articolo dal titolo “Teologia pratica e scienze umane”, in cui la curatrice della sezione intervista Ermanno Genre, già professore di teologa pratica presso la Facoltà valdese, in merito al suo insegnamento.

1 marzo 2014