«Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano comparsi, e il mare non c’era più»
Signore, “le cose di prima” non sono ancora passate, fino a quando ci chiederai di attendere? L’umanità è sempre la stessa e ripete sempre gli stessi errori. L’umanità è stanca di sporgersi in avanti nella speranza di scorgere almeno un barlume di novità , di cambiamento. Dove possiamo guardare per percepire il peso e la gioia della verità della tua promessa? La nostra vista è come quella di un miope, più in là di tanto non può andare. All’orizzonte non c’è traccia della tua presenza. Dobbiamo forse alzare lo sguardo al cielo? La luce che dopo la tempesta squarcia le nubi ancora grigie è forse un segno che ci dai, o è soltanto l’avvicendarsi di fasi della natura? Non siamo bravi a decifrare i segni, devi venirci in aiuto. Dove vedere il nuovo cielo e la nuova terra per continuare a sperare contro speranza? Ci incamminiamo per fede verso questo orizzonte, ma dove ritrovarti? Ora capiamo: Tu non sei intorno a noi ma la tua presenza nel mondo nasce e si espande nella nostra preghiera. Non dobbiamo guardare in avanti ma fermarci qui e ora ad assaporare la tua compagnia, la tua immanenza nel sussurro o nel silenzio della richiesta e della lode che noi ti rivolgiamo. Riusciamo a pensare a Te solo nel momento in cui riusciamo a pregarti. Convinti di averti accanto, riusciamo a penetrare nel mistero dell’esistenza, riusciamo a intravvedere ora “nuovo cielo e nuova terra” nel pensiero e nella nostra anima e capiamo che non dobbiamo attendere: la tua promessa già è.