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Annunciare la Parola in un mondo che cambia

Riusciamo ancora a intercettare i mutamenti, a incontrare la gente che viaggia, dai nostri pulpiti sicuri e fermi?

Ed ecco un Etiope, eunuco e ministro di Candace, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i tesori di lei, era venuto a Gerusalemme per adorare e ora facendo ritorno, seduto sul suo carro, stava leggendo il profeta Isaia. (…) E invitò Filippo a salire e a sedersi accanto a lui”.

Atti 8, 27-31

L’Etiope è un uomo ricco. Un alto funzionario di un Paese straniero, simpatizzante dell’ebraismo. È talmente ricco da potersi permettere non solo un pellegrinaggio in carro, ma addirittura una cosa costosa come un “rotolo” della Scrittura. Per i tempi, cose non da poco, visto che non esistevano agenzie di viaggi e librerie dove acquistare una Bibbia. Eppure, è un uomo solo e non esita a invitare Filippo a fare un pezzo di strada insieme. E il carro diventa, oltre che mezzo di trasporto, veicolo della Parola. Non è l’unico mezzo di trasporto, nella Bibbia, a diventare pulpito, o mezzo attraverso cui far viaggiare la Parola. Come dimenticare l’asino in groppa al quale Gesù entra a Gerusalemme, la barca dalla quale predica, scostandosi di poco dalla riva? E ancora le navi su cui viaggiarono Giona, che fuggiva da Dio, e Paolo, che inseguiva il proprio destino in direzione di Roma? Ci sono poi le strade su cui si cammina a piedi: quelle dei discepoli di Emmaus, che incrociano il Signore allontanandosi da Gerusalemme, quelle dei pellegrini dei Salmi, polverose o verdeggianti, che accompagnano chi canta e prega in direzione del Tempio. Quasi tutta la prima parte della Bibbia, poi, racconta di un lungo viaggio di liberazione dall’Egitto alla terra promessa. Fughe e viaggi di ritorno. Pellegrinaggi e deportazioni, gente cacciata e gente che evangelizza. Tutti e tutte viaggiano. E la Parola è predicata e converte insieme a un panorama che muta, ad ascoltatori che cambiano. Il beccheggio della barca, l’ondeggiare del carro, i sentieri da rendere dritti. Nella Bibbia chi annuncia è posto di fronte alla sfida di farlo in un mondo che cambia davanti ai suoi occhi. Il mondo continua a mutare sotto i nostri occhi e tante persone continuano ancora oggi a viaggiare, nonostante i fili spinati. E la Parola? Su questo dovremmo forse interrogarci, poiché i nostri pulpiti, da tanti secoli, sono ormai fortemente, talvolta pesantemente ancorati agli absidi e alle navate delle nostre chiese. Riusciamo ancora a percepire il mondo che cambia, a incontrare la gente che viaggia, dai nostri pulpiti sicuri e fermi? Certo non rischiamo il mal di mare, o addirittura tempeste e naufragi, come toccarono a Gesù, Giona e Paolo, ma forse rischiamo di perderci tanto altro.

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