«Ma il Signore è fedele ed egli vi renderà saldi e vi guarderà dal maligno»
A voler cercare di rendere in maniera più letterale questo testo, bisognerebbe tradurre “ma fedele è il Signore”: il termine fedele è posto all’inizio, proprio per dargli enfasi, per sottolinearlo, e per metterlo in contrasto con ciò che viene subito prima. Infatti l’ultima parola del versetto precedente è fede, pistis nel testo greco, ed è usata in riferimento a chi la fede non ce l’ha: il versetto precedente parla degli “uomini molesti e malvagi” che non hanno fede, pistis, appunto. E da questo pistis si passa allora, con un gioco di parole, al pistos del nostro versetto. Pistos: fedele: affidabile, fedele è il Signore.
E dunque, mentre ci sono molti che non hanno fede nel Signore e si oppongono, inconsciamente o deliberatamente, all’evangelo e ai suoi messaggeri, noi “possiamo avere questa fiducia nel Signore“, come scriverà l’apostolo Paolo al versetto successivo, perché, appunto, lui è fedele. Affidabile. Ci si può fidare.
E noi? Siamo affidabili? Ci si può fidare di noi? Ci fideremmo di noi stessi, di noi stesse? E quanto “fedeli” nel senso di “chi ha fede” siamo?
Temo che se dobbiamo essere onesti con noi stessi e noi stesse, e davanti a Dio, il più delle volte la risposta a queste domande è “ben poco”.
Per fortuna, in questo scritto emerge con potenza il fatto che la fiducia di Paolo e dei suoi collaboratori non riposa sui piani umani, non si basa sulle nostre strategie, programmi, caratteristiche o personalità … ma nel Signore stesso.
Se Dio usa fragili strumenti umani per compiere la sua opera nel mondo, il compimento ultimo di quest’opera dipende esclusivamente dall’azione e dalla fedeltà del Signore e della sua Parola.
La nostra ossessione post-moderna per il tempo e per i risultati ci porta naturalmente ad affannarci, a concentrare le nostre energie per pianificare e per agire velocemente, quasi che veloce sia sinonimo di efficace.
E invece forse dovremmo pregare, e “attendere con pazienza il Signore” (Salmo 40) e solo in seguito lavorare, secondo i tempi e i disegni di Dio, forti della sua forza, della sua guida e della sua provvidenza.
Questo non è solo l’atteggiamento del saggio, ma anche dell’umile, che non ripone in se stesso la sua fiducia, ma la ripone in un Dio che è il nostro Signore, il nostro potente Salvatore. E dunque anche oggi, l’apostolo ci offre un atteggiamento, un modo di stare che è un modello per tutta la nostra vita.