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di Emanuele Fiume

Il Signore Gesù Cristo dice: «Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli»

Non vi è una specificazione della giustizia, giustizia umana o giustizia divina. Si tratta di quella giustizia che nasce dalla giustizia di Gesù e che, mediante, i credenti, viene condivisa nel mondo. Ma anche di quella giustizia anelata e condivisa dai più deboli, che trova nella giustizia di Gesù il suo senso e la sua vittoria. Quella giustizia che fa sì che il credente sia libero di spendersi per una causa giusta. Nella prossima beatitudine, Gesù dichiarerà beati i suoi discepoli quando saranno perseguitati e soffriranno a causa del nome di Gesù, ma oltre alla persecuzione per l’annuncio della giustizia di Dio, i credenti sono perseguitati perché la giustizia di Dio li porta a prendere posizione per la giustizia umana, e contro l’ingiustizia umana.

Beati i perseguitati. I discepoli di Gesù Cristo, dopo aver rinunciato a tutto per cercare il regno e la giustizia di Dio, annunceranno la giustizia di Dio, prenderanno posizione a favore della giustizia, parleranno e agiranno in favore della giustizia e non riceveranno lode, compiacimento approvazione e simpatia da parte del mondo, ma persecuzione. Chi si schiera in favore della giustizia, di qualsiasi giustizia, sarà combattuto, sarà colpito, sarà ucciso con i pensieri, con le parole e spesso anche con i fatti. Il fatto è che non è possibile cercare, seguire e testimoniare la giustizia di Dio senza combattere ogni forma di ingiustizia. La promessa della beatitudine è appunto quella della cittadinanza del regno dei cieli. Ma ci soffermiamo ancora sul paradosso della beatitudine: beati i perseguitati, beati. Perché? Perché la persecuzione non annulla la loro cittadinanza del regno dei cieli, non strappa loro il passaporto del regno. La persecuzione li può colpire nel regno del mondo, dove questi perseguitati sono stranieri e pellegrini, può portare via tutto a persone che a tutto hanno già rinunciato per amore di Gesù, ma il loro essere di Cristo, il loro essere del regno di Cristo non gli potrà essere portato via. Nella loro denuncia dell’ingiustizia e nella loro pratica della giustizia questi perseguitati sono già cittadini del regno dei cieli, e sono in viaggio per abitare nella loro patria.

Per questo la beatitudine loro promessa è la stessa che è promessa ai poveri sulle cose che riguardano lo spirito. I poveri hanno rinunciato ai beni spirituali per Gesù, i perseguitati hanno rinunciato alla tranquillità e al compromesso con il mondo per affermare una giustizia nuova che si concretizza in atti di giustizia che il mondo già conosce, ma che teme, che rifiuta e che combatte. La giustizia desiderata, la giustizia del mondo degli ultimi, la giustizia che vagava nel mondo da apolide, tenuta lontano da tutti i poteri del mondo, ha trovato una dignità, una promessa, una casa e una patria in Gesù Cristo e nel suo regno. Tutti i desideri e tutti gli atti di giustizia trovano nella partecipazione alla giustizia di Gesù il loro compimento, la loro irriducibilità e la loro vittoria.