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di Emanuele Fiume

Il Signore Gesù Cristo dice: «Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta».

La misericordia, cioè la disposizione al perdono e all’aiuto verso il più debole, è una caratteristica di Dio. Ma l’ebraico biblico esprime questo concetto con la parola “hèsed”, che deriva dalla parola che indica gli organi interni dell’essere umano. Per esprimere un attributo divino, la Scrittura una parola dell’anatomia umana. Alcune lingue antiche e moderne hanno tradotto questa parola mantenendo una radice anatomica, il latino e italiano “miseriCORdia”, al cui cuore c’è la parola “cor”, “cuore”, orientato verso i miseri. Dio, il Misericordioso, rivendica la sua comunione con la misericordia umana, con qualsiasi autentica misericordia che l’essere umano riesce a esprimere.

Il perdono verso chi ha offeso e l’aiuto verso il più debole sono prescrizioni della legge di Dio, sono contrastate da altre istanze presenti dentro di noi. Noi siamo “naturalmente” tendenti all’alto, ci piace pensare di essere in alto, di innalzarci, di tenere alti i nostri princìpi e il nostro senso di giustizia e dell’onore. La misericordia al contrario piega il nostro cuore verso il basso, verso chi è più in basso di noi, verso chi ci ha offeso e vuole da noi una parola preziosa di perdono, verso chi è messo peggio di noi e ha bisogno del nostro aiuto per sopravvivere. Invece il misericordioso non ha più alcuna dignità propria e alcun onore proprio, ma nella beatitudine riceve la dignità e l’onore della misericordia del Signore Gesù Cristo. Beati i misericordiosi, beato chi è sceso dall’automobile della propria dignità per aiutare quelli che vanno a piedi, beato non chi salta per salire sopra gli altri, ma chi sa chinarsi e che riesce a infilare il suo braccio sotto una spalla che tocca la terra.

A loro sarà fatta misericordia. Da Dio. Sarà fatta misericordia mediante l’opera di Gesù Cristo, che ha portato il peccato, la bassezza e la vergogna di tutta l’umanità fino alla morte sulla croce, che non ha toccato, guarito, salvato i giusti, ma i perduti. Il credente misericordioso sa di non avere altro onore, altra dignità, altro vestito che questa misericordia di Dio che lo ha raggiunto e lo ha salvato. Non ha un proprio onore e una propria dignità da difendere, non vive per lustrare l’ottone della propria coerenza sperando di riuscire a renderlo oro, ma è liberato dalla misericordia del Signore per spendersi nella misericordia verso i suoi prossimi. È liberato dalla reale misericordia dell’uomo torturato, dileggiato e crocifisso in mezzo ai criminali che ha avuto parole di perdono per coloro che lo stavano massacrando. L’onore e la dignità della misericordia di Cristo sono l’unico onore e l’unica dignità del discepolo, perché l’onore e la dignità proprie le ha perse, rivolgendo in basso la sua misericordia.

La beatitudine proclamata da Gesù dichiara che chi fa misericordia, riceverà misericordia, da Dio e dai suoi prossimi. È la cessione in basso di se stessi per ricevere una novità più grande, che non oscura gli atti piccoli, ma li riempie di senso e di considerazione.