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di Giovanni Anziani

«Gesù disse: Ogni cosa è possibile a chi crede. Subito il padre del bambino esclamò: Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità.»

Qui Gesù pone innanzi tutto la questione della fede prima ancora di guarire. Pone la sua parola al centro del dramma della vita umana, che ha il suo cuore nella questione della fede, cioè dell’amore di Dio. La fede compie opere umanamente impossibili!

Per noi è tempo di riflettere su dove oggi è fondata la nostra fiducia. Dando per scontato che alla base della vita vi sia la fede, noi poniamo fiducia in tre diverse direzioni: nella fortuna, nella religione, nel potere di noi stessi. 

Attratti da questa “fede” non è possibile credere in Gesù. Non è possibile perché la fede di cui parla Gesù è confessione della propria debolezza. A questa fede Gesù invita il padre di quel ragazzo ed egli accetta questa proposta quando risponde: «Io credo, vieni in aiuto alla mia incredulità». (v. 24)

Quell’uomo non dichiara la sua incredulità per allontanare Dio dalla propria vita, ma per avvicinarsi a quanto Gesù sta per compiere.

Così, solo con questa fede fatta di confessione di incredulità, diviene possibile l’impossibile come una guarigione. E il nostro racconto ci pone di fronte ad un unico “miracolo”, se così possiamo chiamarlo, quello della fede nel Signore quale Salvatore. Dio, come un Padre, tornerà ogni giorno a rinnovare in noi e per noi il miracolo della fede affinché la sua grazia sia sovrabbondante donandoci un futuro di pace.