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di Maria Bonafede

"Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. .

Questo capitolo del Vangelo di Giovanni è l’inizio del lungo e struggente addio di Gesù ai suoi: avendo amato i suoi … li amò fino alla fine o fino all’estremo. E questo amore estremo che dà tutto quello che ha, si manifesta con un gesto nel quadro dell’ultima cena, della Pasqua festeggiata da Gesù e dai suoi. Sembra quasi che Gesù non possa esprimerlo a parole, che non ci sia più spazio per i discorsi. Non c’è nel Vangelo di Giovanni la descrizione dello spezzare il pane e del condividere il vino: gesto così prezioso per dire il dono e la comunione di Cristo.

Qui Gesù si alza, si toglie le vesti e si cinge con un asciugamano e lava e asciuga i piedi ai suoi discepoli. É quello che Paolo dice con parole nella lettera ai Filippesi: ”spogliò se stesso, prendendo forma di servo”. Gesù drammatizza ciò che sta accadendo e cioè l’amore che si spoglia di sé, che si annulla a favore dell’altro.

Un gesto, una rappresentazione, invece di un discorso. É incredibile la libertà di Gesù e la libertà dell’Evangelo! Di punto in bianco Gesù si alza e mette in scena il senso della sua vita e della sua morte, mette in scena l’amore di Dio e il suo amore senza fine, ma anche il senso vero della vita e il vero senso della salvezza del mondo. Quel gesto parla più di mille parole. Gesù si alza, e capovolge il mondo, lo manda a gambe all’aria. Grazie Signore per l’amore che in queste parole ci raggiunge.