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di Bruno Gabrielli

“Rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina”


I comandamenti del Dio della Bibbia non vanno mai ricevuti semplicemente come gli ordini indiscutibili o addirittura incomprensibili impartiti da un padrone ai suoi servi o da un ufficiale ai suoi soldati, ma piuttosto come dei premurosi, accorati e motivati inviti a vivere quella vita autentica, piena ed eterna che è da sempre la sua “buona, gradita e perfetta volontà” (Romani 12:2) per ogni sua creatura.

Ne è un bell’esempio questa doppia esortazione di Gesù che letteralmente andrebbe tradotta “rialzate lo sguardo e le teste” e fu originariamente rivolta a quanti, fra i suoi primi discepoli, stavano assistendo alla fine del mondo cui appartenevano da parecchie generazioni – alla distruzione del tempio e della città del Signore Dio d’Israele, dell’universo e della stessa Chiesa nascente; all’inizio della grande dispersione del Suo e loro popolo – e perciò tendevano naturalmente a ripiegarsi su se stessi, chi per paura, chi per disperazione, chi per rassegnazione. Una doppia esortazione irricevibile, se non in virtù della fede nella promessa che la segue e sostiene: contro ogni apparenza, “la vostra liberazione si avvicina”.

È una fede coraggiosa, quella alla quale il Signore chiama oggi non meno di allora, nel turbine degli sconvolgimenti del nostro tempo e di questo nostro mondo anch’esso, a ben vedere, sull’orlo del baratro. La sua è una chiamata a resistere aprendosi, amando, guardando e vivendo avanti nel nome di una speranza di libertà, di giustizia, di pace che oggi appare sempre più rara, ma della quale, per non soccombere, tutto il mondo ha bisogno più che del pane.