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di Davide Ollearo

Avverrà che, prima che m’invochino, io risponderò; parleranno ancora, che già li avrò esauditi. Il lupo e l’agnello pascoleranno assieme, il leone mangerà il foraggio come il bue, e il serpente si nutrirà di polvere. Non si farà né male né danno su tutto il mio monte santo”, dice il Signore.


Dio risponde: è tutto qui il messaggio che il profeta Isaia ci offre oggi. Dio risponde, ma non sempre queste semplici parole riflettono la nostra esperienza di rapporto con il Signore. A noi sembra spesso di sperimentare un dialogo con un Dio che non risponde, tanto da farcelo spesso percepire come un monologo: noi parliamo e nel nostro parlare chiediamo, sì, ma non riusciamo a cogliere una risposta nella realtà della nostra vita. Noi vogliamo credere in un Dio che non rimane seduto in disparte negli alti cieli, ma che si sporca le mani con la concretezza delle nostre esistenze, che si prende cura di ciò che siamo, come la sua venuta in suo figlio Gesù Cristo ci testimonia.

Isaia dà voce alla risposta del Signore. Lo fa con parole apparentemente assurde o quantomeno scollegate da quelle che potrebbero essere le richieste che noi rivolgiamo al nostro Dio. Il quadro bucolico che viene descritto è molto bello e rilassante, ma non ha legami con la nostra esperienza di vita quotidiana; dunque una risposta inutile?

Semplicemente Dio rivendica per sé la libertà assoluta. Lui risponde, ma non per rendere un po’ migliore ciò che conosciamo; Dio annuncia che ha il mondo saldamente nelle mani e lo conduce secondo il suo progetto, verso un fine e in modi che non riusciamo a comprendere. Ciò che apprendiamo e in cui con il suo aiuto confidiamo è la volontà di Dio di renderci parte di questo mondo nuovo, di questa realtà in cui vedremo le sue promesse divenire realtà.