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di Jonathan Terino

"Egli non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante"


Nel momento della transizione e del conflitto, a quale Dio scegliamo di appartenere? Le Scritture ebraiche e cristiane si fanno strada tra varie opzioni e ci invitano ad affidarci al Signore, che manda non un conquistatore ma un Servo, un liberatore su cui ha messo il suo Spirito, che porta giustizia, non guerra santa.

Dio è costantemente all’opera attraverso i suoi servi in missione per portare il diritto, che è liberazione, fino alle estremità della terra; rivolge il suo disegno di salvezza a tutti i popoli, a partire dai più stanchi, scartati e delusi; non ha abbandonato i suoi dispersi sconfitti in esilio, ma ora li raccoglie perché siano una benedizione all’umanità tutta.

Da noi “giustizia” è qualcosa che accade nelle aule dei tribunali e consiste nell'arbitrare le controversie per determinare la colpevolezza o l'innocenza e infliggere punizioni. Nella Bibbia, giustizia è quando gli affamati vengono sfamati, i prigionieri liberati, quando i ciechi riacquistano la vista, e gli oppressi piegati vengono rialzati e gli immigrati, le vedove e gli orfani accolti.

Come “stabilire la giustizia” nel nostro mondo? Basta “reprimere” i criminali, senza muovere un dito per alleviare le condizioni sociali che li forgiano? La giustizia retributiva di vendetta, più che favorire le premesse per la vita, conduce a una cultura di morte. Dio realizza la sua giustizia non attraverso rivalsa, violenza e superiorità, ma grazie a perdono, compassione e pazienza: ecco la grazia rivelata dal Servo-Figlio di Dio al suo battesimo in fila con i perdenti e i peccatori.

“Non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante; manifesterà la giustizia secondo verità”: anche quando si tratta di nemici lontani.