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di Alessandro Esposito

«Nel passare di là, Gesù vide Levi, figlio di Alfeo, seduto al banco dei tributi, e gli disse: “Seguimi”. E quegli, alzatosi, lo seguì»    


Mi ha sempre lasciato senza fiato la prontezza di un gesto che ha portato un uomo, come me, seduto, a intraprendere un sentiero per molti versi esposto all’ignoto e ai rischi che ogni indecifrabilità porta con sé. Non una parola, non una – pur legittima – domanda: soltanto la nuda eloquenza di un gesto. Lo stesso Dietrich Bonhoeffer ne è profondamente colpito, quando commenta:

"Come è possibile questa immediata corrispondenza? Per la ragione, si tratta di un fatto assolutamente scandaloso (…): ci si chiede se il pubblicano non abbia conosciuto Gesù in precedenza, se non sia questo il motivo per cui egli è pronto alla sequela sulla base della chiamata. Ma proprio su questo punto, il testo mantiene un tenace silenzio; ciò che per esso conta è proprio la corrispondenza immediata di chiamata e azione".

Quanto si potrebbe dire sui silenzi evocativi racchiusi tra le pagine bibliche: spesso aprono al cuore e alla sua immaginazione spazi ancor più vasti di quelli che scavano in noi le parole. E, insieme con il silenzio, la disarmante semplicità del gesto, slancio eloquente e incomprensibile, sbilanciamento che reca in dono nuovo, inatteso equilibrio. Levi si alza e va: si smuove dalla sua inerzia, quella stessa in cui, non di rado, i tentennamenti, figli di un eterno domandare, ci trattengono. Eppure il cammino non estinguerà la domanda: soltanto, la renderà lecita e la trasformerà in dialogo incessante col maestro. Prima di accingerci a camminare, infatti, non ha senso domandare, perché l’interrogativo, in ogni caso, risulterebbe mal posto: la domanda autentica emerge quando ha inizio il cammino, che le impedisce di divenire ridondante e sterile. “Vieni: inoltrati con me lungo quel sentiero su cui ti precedo” – propone Gesù – “Dopodiché avremo di che discorrere e nuovi, fragorosi silenzi da condividere”. Si tratta di un taglio, come evoca l’etimologia del termine de-cisione: c’è un prima e un dopo, un prima su cui il dopo getterà inattesa, sorprendente luce.