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di Sophie Langeneck

"C'era un uomo ricco, che si vestiva di porpora e di bisso, e ogni giorno si divertiva splendidamente; e c'era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui, pieno di ulceri e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; e perfino i cani venivano a leccargli le ulceri. Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. E nell'Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma". Ma Abraamo disse: "Figlio, ricordati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato. Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di là si passi da noi". Ed egli disse: "Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, e non vengano anche loro in questo luogo di tormento". Abraamo disse: "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli". Ed egli: "No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro, si ravvedranno". Abraamo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita”

Cosa succede quando moriamo? Dove andiamo a finire?

Queste sono le domande sull’aldilà che ci facciamo ogni volta che perdiamo una persona cara, ogni volta che la morte si fa vicina alle nostre vite. Questa parabola non offre alcuna consolazione. Anzi afferma che credere nella resurrezione non basta a garantirsi un aldilà. Forse l’obiettivo di Gesù non è mettere al centro la sua resurrezione ma parlare del regno che richiede una certa predisposizione e un allenamento a ricercare la vita e il bene anche dove non lo vediamo. La parabola invita i credenti a fare del bene già in vita, a combattere l’ingiustizia, ad anticipare già qui ed ora il regno di Dio.

In realtà la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro non parla solo di disparità sociale, ma ci racconta la misericordia con cui Dio capovolge le sorti dell’umanità.

Al centro della parabola c’è la fede in Dio che inverte il senso di marcia obbligato dell’umanità e la grazia che opera oltre ogni nostro merito o demerito. L’uomo ricco non potrebbe entrare nel seno d’Abramo, neppure se credesse nella resurrezione ma potrebbe entrare solo per amore e per volere di Dio. La buona notizia di oggi è che in vita e in morte continuiamo ad appartenere a un Dio amorevole e giusto di un amore e di una giustizia incondizionati e per noi quasi irriconoscibili. La conseguenza della generosità di Dio è la nostra risposta di giustizia, libertà e condivisione con il mondo dei nostri doni, delle nostre capacità e delle nostre risorse.