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di Susi De Angelis

«Egli si alzò e tornò da suo padre. Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò» (Luca 15,20)

Alla fine di questo anno lo sguardo inevitabilmente si volge ai mesi che sono passati e molti di noi faranno molta fatica a stanare il bene in un tempo nel quale il male è sembrato essere così vincente.
Siamo al punto di partenza. Le notizie della pandemia che ci raggiungono mettono ancora una volta in crisi le nostre relazioni, le nostre scelte, il nostro voler stare insieme agli altri serenamente.

Allora piuttosto che fare una valutazione dell’anno che finisce e invece di temere per l’anno che inizierà a breve, poniamoci una domanda diversa: come possiamo trovare il bene nonostante il male? La parabola di Gesù, che è stata raccontata solo dall’evangelista Luca, ci parla proprio di un nuovo punto di vista sulla nostra vita.
Il figlio minore, dopo aver sperperato i suoi averi scopre che la sua vita è diventata un nulla fatto solo di colpe e il figlio maggiore non sa gioire del ritorno del fratello e scopre che la sua è una vita non amata abbastanza.

Questa è la narrazione della nostra vita in questo mondo quando la guardiamo con i nostri occhi. Quei due figli però scoprono che la loro è una vita amata e benedetta, il padre perdona e accoglie il figlio minore e promette amore al figlio maggiore. Dio narra la nostra vita come una realtà d’amore e di benedizione proprio nel tempo della colpa o del dolore. In mezzo al guado di una esistenza di sofferenza Dio, in Cristo, è un ponte di salvezza. Questa è la promessa di Dio: non apparteniamo alle vicende di questo tempo ma siamo amati dallo sguardo di Dio che fa ogni cosa nuova.