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di Emanuele Fiume

«Dice il Signore Gesù Cristo: "I vostri fianchi siano cinti, e le vostre lampade accese"»

Vigilate. Siate pronti, siate preparati. Tenete tutto come se doveste renderne conto fra un minuto. Chi ama non può dormire, dicevano gli antichi. Non c’è nulla che dà senso alla vita come l’attesa  della liberazione. Ciascuno di noi può trovare il suo grande o piccolo privilegio nello stato attuale delle cose ed essergli affezionato, ma nessuno di noi onestamente può definire giusto questo mondo in cui viviamo. Questo finirà, perché la giustizia di Dio vuole essere la sola legge del suo regno. E noi l’abbiamo ascoltata dalla sua parola, l’abbiamo accolta, ne siamo stati rivestiti. Non vorremmo vedere, proprio vedere con questi occhi il mondo liberato dal male, la vita liberata dalla morte, l’umanità liberata dalla malvagità, la società liberata dall’ingiustizia? Non lo abbiamo già conosciuto, sperimentato nella nostra vita, seppure a frammenti, ma chiari, sufficienti, abbondanti. Vigiliamo per il regno. 

Noi attendiamo un giudizio, non una catastrofe, attendiamo una vita nuova e non la scomparsa della vita, attendiamo una giustizia e non un genocidio totale o un paradiso da caffè Lavazza, attendiamo un regno, un’autorità giusta e un potere buono e non un chissà. Lo attendiamo nella normalità della nostra vita: lavorando, pregando, mantenendo rapporti, ma pretendendo inauditamente - e qui sta la speranza cristiana -  non solo che il regno di Cristo sia reale, ma anche che sia la sola realtà eterna, pretendendo inauditamente che la parola che ascoltiamo è roccia mentre il mondo che vediamo è cartapesta. 

Lo aspettiamo con trepidazione. Il penultimo versetto della Bibbia dice : “Vieni, Signore Gesù! Amen” e l’ultimo: “La grazia del Signore Gesù sia con lo spirito vostro”. Abbiamo Gesù, abbiamo la sua grazia. E lo aspettiamo, aspettiamo il suo ritorno, aspettiamo di vederlo. Non saremo delusi.