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di Emanuele Fiume

«Tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza»

Tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione. L’Apostolo usa la parola greca “didaskalia”, mentre la traduzione latina di Gerolamo, accolta da Calvino, traduce con la parola “doctrina”. In entrambe le parole è contenuta la radice del verbo “insegnare”. Quindi, la Scrittura è la parola di un insegnante, Dio stesso, che vuole renderci istruiti. E qui si parla, ovviamente, delle Scritture dell’Antico Testamento e non del Nuovo, che non era ancora stato completato e raccolto. Lutero stesso affermava che la vera Bibbia consiste tutta nell’Antico Testamento, e che il Nuovo non ne era altro che l’annuncio del compimento in Cristo. E in effetti lo stesso Apostolo Paolo non si pone in altro modo che come annunciatore di un compimento che allarga il patto di Dio a tutti i popoli della terra. Allora, la Bibbia è il nostro libro di scuola. Lo leggiamo, secondo la volontà del Maestro, per imparare pazienza e consolazione, e conservare la speranza.

Siamo chiamati a far parte di una realtà nuova, che è la realtà di Dio. Giustizia, santità, amore, perfezione, misericordia ed eternità. Realtà che il nostro occhio non vede, ma che la parola del Signore proclama come realtà che sarà la nostra realtà, che è la realtà certa che la parola del Signore ci promette. E per conservare questa speranza non c’è solo l’origine della speranza nella Scrittura stessa, ma anche il suo costante rinnovamento. Un buon libro di scuola contiene sempre qualche esercizio di verifica. Noi non camminiamo con la Scrittura alle nostre spalle, come a dire che la conosciamo già e gestiamo la nostra speranza secondo il nostro desiderio. No. Abbiamo sempre bisogno della Scrittura, anche per verificare se abbiamo davvero imparato bene. Questo dobbiamo sempre farlo. E mentre leggiamo la parola di Dio è Dio che legge noi, che verifica con la sua verità di che cosa ha veramente bisogno la nostra speranza. E Dio vi provvede, meglio di quanto possiamo fare noi stessi.