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di Giuseppe Ficara

«Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore»

Tutte le persone hanno la tendenza ad accumulare beni e tesori perché danno un senso di sicurezza e perché attribuiscono un alto grado sociale. Le persone ricche acquisiscono considerazione, stima, rispetto, privilegi, perfino quando si tratta di persone che commettono palesi atti di illegalità.

Gesù mette in questione l’equivalenza che considera le persone di valore in base alle proprie ricchezze, contesta la convinzione secondo la quale il valore delle persone dipenda dai beni posseduti e avverte che la ricchezza non determina sicurezza, ma vulnerabilità e fragilità.
Si considereranno persone spacciate coloro che subiscono il danneggiamento del loro patrimonio, esse riterranno la loro vita ormai inutile perché non possono più ostentare il proprio status.

Dunque, Gesù invita a considerare dove sta il nostro cuore, invita a orientare il nostro cuore nelle ricchezze che nessuno può toglierci e che, a differenza delle altre ricchezze, danno un senso alla nostra esistenza e a quella degli altri: si tratta della compassione verso le persone deboli, della solidarietà verso chi è vittima di ingiustizie, della condivisione con chi non ha nulla, dell’accoglienza verso chi ha perso tutto: chi ha perso la patria, la casa, gli amici, il lavoro a motivo della guerra; una repressione, una realtà di violenza, di povertà estrema.
Gesù invita a rifuggire ogni forma di disumanità verso tutti gli esseri umani, invita a guardare il prossimo con occhi diversi, ad diventare ricchi attraverso la capacità di guardare oltre le apparenze.