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di Marco Gisola

«Gettate su di lui ogni vostra preoccupazione, perché Egli ha cura di voi»

Molto spesso, quando si ha occasione di parlare con qualcuno, accade che quella persona abbia delle preoccupazioni da raccontarci e da condividere; ed è altrettanto probabile che anche noi stessi abbiamo delle preoccupazioni da raccontare e condividere con quella persona. La vita è piena di preoccupazioni: per la salute nostra e dei nostri cari, per il lavoro o la mancanza di lavoro, per le grandi e gravi questioni che interpellano il mondo, da quella ambientale alle enormi diseguaglianze economiche tra i popoli, alla violenza e alle discriminazioni che molte persone subiscono. A volte si tratta di vere e proprie angosce, come per esempio per le persone in lutto, o per chi accompagna un malato terminale, o per chi vive situazioni di tensione e conflitto. 

L’Evangelo non promette ai credenti una vita senza preoccupazioni e chi dovesse promettere una cosa del genere non potrebbe mantenere la promessa. Le preoccupazioni - si spera insieme ad un certo numero di gioie - fanno parte della vita di ognuno/a di noi ed è necessario conviverci. 

L’Evangelo, come leggiamo in questo versetto, ci rivolge un invito e una promessa: l’invito è quello a gettare su Dio le nostre preoccupazioni; è possibile condividere le proprie preoccupazioni non solo con le persone che ci vogliono bene ma anche con Dio, al quale, nella nostra preghiera, si può dire tutto, anche ciò che non osiamo dire a nessun altro. La promessa è che Dio ha cura di noi, veglia su di noi e condivide i nostri pesi; in Gesù ha condiviso e portato il peso del dolore umano, fino alla morte di croce. L’Evangelo non ci promette una vita senza preoccupazioni, ma ci promette che Dio, in Cristo, condivide i nostri pesi. Il peso è così meno pesante e lo si può portare, perché Dio lo porta con noi.