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di Michel Charbonnier

«Spanderò il mio Spirito sulla tua discendenza e la mia benedizione sui tuoi rampolli»

La Pentecoste è il tempo della vita della chiesa in cui tradizionalmente si accolgono coloro che, raggiunta la consapevolezza della fede, la confessano pubblicamente e chiedono di diventare membri della chiesa. 

E’ sempre un momento di gioia e carico di significato simbolico, e lo è a maggior ragione perché accade “nonostante”. Nonostante una pandemia, nonostante il nostro essere piccole chiese zoppicanti, un pugno di protestanti ancora vivi non grazie alla propria tenacia, ma a quella dei loro padri e madri, nonostante la nostra testimonianza balbettante quando non afona, e nonostante la nostra affannosa vita di chiesa.

Questo accade nonostante tutto questo (e molto altro), perché lo Spirito di Dio, grazie al quale questi ragazzi e ragazze credono con noi, è uno Spirito di potenza, di fede e di verità, e porta tutto questo oltre la nostra scomposta programmazione e oltre la nostra miope immaginazione.

Solitamente decliniamo la Pentecoste al passato e al presente. L’azione dello Spirito narrata dalla Bibbia, che ha fatto sì che l’Evangelo, le cose grandi di Dio, siano proclamate in tutte le lingue della terra, è il passato. Lo Spirito Santo che scrive nel nostro cuore la parola dell’Evangelo, in modo che questa non resti solamente udita, ma diventi vitale, diventi il centro della nostra vita, è l’oggi dello Spirito, il presente. 

E sul futuro? La Pentecoste ci dice che lo Spirito ci fa conoscere l’azione di Dio, che è un’azione vittoriosa. Tanti o pochi, coraggiosi o fifoni, atletici o zoppicanti, siamo coinvolti nel piano vincente di Dio, che ha eletto il suo popolo, che in Cristo ha realizzato la sua salvezza eterna e che ha destinato anche noi a ricevere un’eredità eterna di giustizia e di felicità. 

Se solo riusciamo a non rimanere schiavi del nostro passato (“si è sempre fatto così”), a non vivere il presente in maniera individualistica (“non ho bisogno della chiesa per il mio rapporto con Dio”), ma lasciando che lo Spirito ci afferri e ci trasformi in ciò che è meglio per noi.