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di Michel Charbonnier

«Vi è diversità di doni, ma vi è un medesimo Spirito. Vi è diversità di ministeri, ma non v'è che un medesimo Signore. Vi è varietà di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti. Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune»

In queste righe l’apostolo Paolo indica come riconoscere l’azione dello Spirito nella chiesa. Riconosci lo Spirito quando vedi la sua azione nei credenti e nelle credenti: i “doni”. E questa parola doni è interessante, perché in greco è charismata (da cui l’italiano carisma) - ma questo charismata viene dalla radice charis: grazia. I doni dello Spirito Santo ai/alle credenti sono concrete, tangibili, personali pillole di grazia di Dio che crescono dentro di noi per essere messe all’opera nella chiesa.

E attenzione: ogni credente riceve questo dono, il vocabolario di questi pochi versetti è chiarissimo: tutte le cose in tutti, ciascuno, il bene comune...

Tutto questo esprime una visione estremamente inclusiva - che sicuramente era una delle preoccupazioni di Paolo. Non c’è spazio in questo discorso per l'introduzione di emarginazioni e divisioni che nulla hanno a che fare con l’Evangelo, ma sono una costruzione culturale: “Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito” dirà più avanti Paolo, al v. 13.

Oggi tuttavia la situazione è molto diversa, e se dobbiamo senz’altro continuare a preoccuparci di chi vorrebbe essere incluso nella storia della salvezza e rischia di rimanere fuori, siamo chiamati ad affrontare un’altra sfida, quella dell’indifferenza: una chiesa che predica tenacemente un Evangelo che è per tutti, e una maggioranza totalmente indifferente a tutto ciò. 

Indifferenza che porta con sé l’individualismo: lo Spirito elargisce ancora oggi i suoi doni, questo è evidente, ma che essi siano messi a servizio del “bene comune”, che per Paolo è la comunità, la chiesa, questo è tutto un'altro paio di maniche.

E invece i credenti non sono semplicemente individui fortificati e toccati dallo Spirito, a cui sono stati dati dei doni per il proprio utilizzo personale, e grazie tante. Sono parti interconnesse di uno stesso corpo, di un corpo unico. Sono talenti che, per la grazia di Dio che opera in noi, sono distolti dai propri interessi personali e riorientati al servizio “del bene comune”, della comunità. Della chiesa. E allora diventano un veicolo, un’incarnazione dell’amore di Dio.