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di Michel Charbonnier

«Poi disse loro anche una parabola: "Può un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?"»

Questa parola difficile di Gesù è preceduta da quattro richieste “impossibili” (senza peraltro istruzioni sul come fare): non giudicare né condannare, donare e per-donare, non spezzare le relazioni ma al contrario nutrirle, prendersene cura. 

Dopo questo avvertimento sul cieco che non può guidare un altro cieco, Gesù continua con con altri due proverbi, di cui il primo prosegue il discorso sulla guida, ma in termini centrati in maniera più esplicita sull’apprendimento e il discepolato (Un discepolo non è più grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro), mentre il secondo è il famoso detto sul guardare la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello, e non scorgere la trave che è nell'occhio tuo. Tutto il discorso si ricollega così ai versetti sul non giudicare, sul dare e sul perdonare - ed è dunque guardando insieme tutti questi detti apparentemente indipendenti che vediamo come la sapiente costruzione del discorso di Luca riesce a tenere insieme l’essere discepoli, le richieste apparentemente impossibili di Gesù, e il fatto che da soli non ce la possiamo fare: davanti a queste richieste non possiamo essere i maestri di noi stessi, ma abbiamo bisogno di affidarci all’unico Maestro con la M maiuscola.

Gesù non ci chiede l’impossibile. Ci ricorda la nostra fondamentale incapacità di fare la volontà di Dio, ma annuncia e incarna in sé la traboccante misericordia di Dio, ci invita ad essere suoi discepoli e discepole, e ci offre una vita libera dalle tossiche conseguenze del giudizio umano, della vendetta e dell’egoismo, per scoprire che la vera libertà è nella misericordia.

Difficile, certo, ma possibile affidandoci a quell'unico Maestro. Non da soli o da sole, perché un cieco non può guidare un altro cieco. 

La chiesa allora non è altro che la comunità di coloro che insieme cercano di discernere la voce e l’insegnamento di quel Maestro, di imparare a nominare le travi nel proprio occhio e a chiedere aiuto per rimuoverle. Il luogo dove ci si aiuta reciprocamente, giorno dopo giorno, a diventare discepoli un po’ più fedeli del proprio Maestro.