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di Mauro Pons

«E io (Gesù) vi dico: "fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; perché quando esse verranno a mancare, quelli vi ricevano nelle dimore eterne. Chi è fedele nelle cose minime, è fedele anche nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime, è ingiusto anche nelle grandi. Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà quelle vere? E se non siete stati fedeli nei beni altrui, chi vi darà i vostri?

Chi valuta anche le storie evangeliche con i propri parametri morali, sicuramente si domanderà come questa parabola di Gesù e la sua conclusione siano finite nel vangelo di Luca: Gesù fa l’elogio di un amministratore, il quale, dopo aver gestito male le ricchezze del proprio padrone, fa “la cresta” ai crediti di quest’ultimo, in modo da poter ottenere futuri benefici da quegli stessi creditori, quando, forse, il padrone inevitabilmente lo licenzierà per la cattiva amministrazione dei suoi propri beni.

Come spesso accade nei vangeli, anche qui, Gesù non parla in generale, ma, si riferisce a una situazione particolare, perché la Parola di Dio, non ha mai da dire qualcosa sui massimi sistemi, in quanto coglie ogni donna e ogni uomo nella sua situazione esistenziale particolare. Il fattore non sarà un buon amministratore (la parabola non dice che egli è un ladro!), ma, è onesto, almeno nel riconoscere che non è “capace di zappare” (la terra è “bassa”!) e chi si vergogna di chiedere l’elemosina (ha pur sempre una certa “posizione sociale”!). Che fare allora? Usare ciò che ha a disposizione per costruire il suo futuro: è un approfittatore? No, dice Gesù, è uno avveduto, uno che sa come relazionarsi con la realtà del mondo in cui vive.

Certo, a noi suona un po’ strano, che chi ha saputo rimanere “fedele a sé stesso”, alla propria vita, possa essere indicato come esempio positivo anche per incarnare la fede in Gesù Cristo, ma Dio conosce le sue creature nell’intimo, noi no.