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di Eugenio Bernardini

«Ed essi dissero l'uno all'altro: "Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr'egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?”» (Luca 24,32)

Dopo Pasqua i vangeli narrano veri episodi per rafforzare la fede in Cristo come il Risorto per sempre, come il Vivente: non si può mettere tra parentesi ciò che è accaduto nella settimana di Pasqua e conservare solo il ricordo di Gesù maestro e guaritore. La morte di Gesù è stata sconvolgente, ma non si può rimuovere. Così come non si può rimuovere la sua risurrezione. Diversa da quella di Lazzaro (Giovanni 11,44), della figlia di Iairo (Marco 5,41) o del figlio della vedova di Nain (Luca 7,14-15) che erano tornati alla vita di prima, con il corpo di prima. Il corpo di Gesù, invece, è nuovo, egli non torna alla vita di prima, egli è e resta il Vivente. 

Tra il corpo del Gesù storico e del Gesù risorto c'è continuità, si tratta della stessa persona, ha ancora i segni dei chiodi sulle mani e i piedi (Luca 24,39), ma c'è anche diversità. E' vero che mangia e parla (v. 43), ma è anche vero che appare e scompare (v. 36) e viene scambiato per uno spirito o un fantasma (v. 37). E' vero che viene riconosciuto dai discepoli, ma non immediatamente (v. 16). I vangeli non sono in grado di dirci di più, forse non ci sono parole umane adatte. Ci dobbiamo accontentare di questo, che poi è anche quanto scrive l'apostolo Paolo ai Corinzi sul corpo di risurrezione, diverso da quello mortale come la pianta è diversa dal seme (I Corinzi 15,37 ss). 

L’episodio dei due discepoli che sulla via del ritorno a Emmaus incontrano il Risorto (Luca 24,13-35), aggiunge due elementi importanti della fede pasquale: il primo è la Scrittura come chiave interpretativa della vicenda di Gesù (“Cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano”, v. 27); il secondo elemento è lo “spezzare il pane” come segno di riconoscimento e comunione (“Quando fu a tavola con loro prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro. Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero”, vv. 30-31). 

Che cosa ci vuole dire il Vangelo? Che la Scrittura è l’unico modo per riconoscere Cristo, e quando i cristiani si sono richiamati e ancorati alla Scrittura, sempre ne è nata una grande stagione di libertà, di rinnovamento e di speranza. Ma dato che la fede cristiana non è solitaria né un ideale astratto, la Scrittura è accompagnata dallo “spezzare il pane” comunitario, gesto “laico” (il pane quotidiano) eppure pienamente “cristiano” (la comunione della mensa), gesto di condivisione e di speranza in una mondo fraterno e giusto.