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di Luca Baratto

«Vennero da Gesù e videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che aveva avuto la legione; e s'impaurirono»

Nel capitolo 5 del vangelo secondo Marco si racconta una storia impressionante. E’ la guarigione di un indemoniato, un vero e proprio ossesso che Gesù incontra nel villaggio di Gerasa. Un matto da far paura: vive nudo tra i sepolcri, si percuote con pietre, grida giorno e notte e spezza i ceppi nei quali veniva spesso incatenato. Un uomo nel cui animo si agitavano tante presenze confuse e dilanianti – non a caso il suo nome era Legione.

Gesù riesce a liberarlo dai suoi demoni, in una scena, anch’essa raccapricciante, che potete leggere nelle vostre Bibbie. Ma sapete qual è la cosa che fa davvero paura in tutta questa storia? La reazione della gente di Gerasa: “Vennero da Gesù e videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che aveva avuto la legione; e allora s'impaurirono, e pregarono Gesù di andarsene dal loro paese”.

Perché la verità è che dietro ogni matto c’è sempre un intero villaggio – come cantava De Andrè. Perché, facendo un giro del paese, tra le tante presenze che abitavano quel pazzo qualcuno avrebbe potuto riconoscere quella della sua famiglia, che magari l’aveva rifiutato e abbandonato; o la voce di chi magari ha usato violenza e abusato di lui. Dietro il matto di Gerasa ci sono i geraseni, dietro altri matti magari ci siamo noi che invece di ringraziare Gesù che ci libera dai nostri demoni, lo cacciamo perché non abbiamo più il nostro matto su cui scaricare la nostra cattiva coscienza. Perché, è vero, dietro ogni matto c’è un villaggio.