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di Anne Zell

«Siate sempre pronti a rendere conto della speranza che è in voi»

“Non mi preoccupano le grida dei violenti, dei corrotti, dei disonesti e di quelli senza etica, ciò che mi preoccupa di più è il silenzio dei buoni” (Martin Luter King).
Tante volte stare in silenzio può essere una saggia opzione, soprattutto nel moltiplicarsi di parole spesso gridate sui cosiddetti social come facebook, twitter ecc.
Il silenzio è dovuto e legittimo soprattutto se la scelta è motivata col voler ascoltare e comprendere, prima. Il silenzio può essere molto eloquente, può diventare addirittura atto di resistenza non violenta. Ma per opporsi alle grida dei violenti e corrotti e senza etica di oggi non basta astenersi delle parole. 

Bisogna saper rompere il silenzio senza prendere parte al pettegolezzo che regna tante volte sui social (e non), senza scendere sul livello delle polemiche e senza cedere alla tentazione della lamentela. Questo è il compito difficile chiesto a chi fa davvero riferimento al Vangelo (scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento).  Per contrastare il male, sostiene la prima Lettera di Pietro (consiglio di leggere tutto il brano, I Pietro 3, 8-17) bisogna saper parlare di speranza. Contro ogni frustrazione e paura, che sono terreno fertile per le ideologie egoiste, razziste e perciò senza etica ci vogliono persone che sanno comunicare, vivere e condividere la speranza. Speranza che non si rassegna, che crede, anche contro l’evidenza che la nostra parola, il nostro impegno controcorrente conta. Non sottraiamoci.