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di Marco Gisola

«Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene»

Come si vince il male? Questa domanda tocca tutti gli esseri umani in tutti i loro rapporti personali e collettivi e interroga fortemente il credente. Per l’apostolo Paolo c’è una sola strada: l’amore. Nei versetti precedenti di questa lettera Paolo invita a vivere in pace con tutti e a rinunciare alla vendetta, perché il giudizio non appartiene a noi, ma a Dio soltanto. E poi va oltre e scrive: «se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere» (Romani 12,20), riprendendo così ciò che Gesù ha detto sull’amore per i nemici (Matteo 5,44).

Come Gesù, Paolo sa che l’unico modo per vincere il male è superarlo con il bene, sa che l’unica cosa che può sconfiggere l’odio è l’amore, che l’unico modo per vincere il nemico è tentare di fare in modo che egli non sia più nemico. Per deporre l’odio e per rinunciare a essere nemico, egli deve poter conoscere e sperimentare l’amore, che si manifesta sempre concretamente, come il dare da mangiare e da bere.

La volontà di Dio non è quella di sconfiggere il nemico, ma di trasformare il nemico attraverso l’amore e fare sì che non sia più nemico. Può sembrare ingenuo, è invece semplicemente paradossale, è il paradosso dell’Evangelo, perché è la volontà di Dio che è paradossale. Il male si vince con il bene, perché se si risponde a male con male si cade in una catena ininterrotta di male sempre maggiore, in un’escalation di male. Dio vuole invece un’escalation di bene, perché, come il male genera male, il bene genera bene.

Non funzionerà sempre, bisogna esserne consapevoli, a volte il male resiste al nostro amore. Ma ciononostante, è questo il compito del cristiano davanti al male: tentare di vincerlo con il bene; perché questa è la strada che Gesù stesso ha percorso coerentemente fino alla croce: il venerdì santo, apparentemente, ha vinto il male. Ma la mattina di Pasqua sarà chiaro, agli occhi della fede, che invece ha trionfato il bene e che trionferà per tutti, alla fine. Noi viviamo e operiamo alla luce di questa certezza.