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di Marco Gisola

«Se uno dice: "Io amo Dio", ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto. Questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: che chi ama Dio ami anche suo fratello.» 

Si può comandare l’amore? Se pensiamo all’amore romantico ci verrebbe probabilmente da rispondere che No, l’amore non si può comandare. L’amore per il prossimo invece sì, ci viene comandato molte volte nella Bibbia, come fa l'apostolo in queste parole. Se l’amore per il prossimo deve esserci comandato, ciò significa che esso non è naturale e non è spontaneo (ci è molto più naturale amare noi stessi che il prossimo), ma è invece frutto di una decisione, di una scelta precisa. L'amore per il prossimo non è un sentimento naturale, non parte da dentro di noi, ma è una richiesta – o meglio un “comandamento” - che viene da fuori di noi, che ci viene incontro nella Parola di Dio e chiede la nostra decisione. 

Per la Bibbia l’amore è un fatto molto concreto: l’Evangelo ci dice che “il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”(Matteo 20,28). “Dare” e “servire” sono il modo in cui Gesù ci ha amati e questo è anche l’amore che ci viene “comandato”: amore concreto, vissuto, fatto di “dare” e di “servire”, di mettere a servizio del prossimo la nostra vita. 

È forse per questo che l’amore per Dio deve vedersi nell’amore per il prossimo; Dio lo si può anche amare solo in teoria, in modo astratto, perché non lo vediamo; il prossimo no, non lo puoi amare solo in teoria, perché è lì davanti a te e lo vedi, lo puoi amare soltanto nella concretezza della vita quotidiana, fatta di gioie e dolori, fatiche e speranze. E chi dice di amare Dio e non ama concretamente il prossimo è semplicemente bugiardo, dice l’apostolo. 

Ma Dio, attraverso il suo comandamento, ci aiuta ad amarlo sinceramente e concretamente nel prossimo, rispondendo con gioia e gratitudine all’amore con cui ci ha amati in Cristo.