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  • Giona 4: 5-8

    di Enrico Benedetto

    «Giona uscì da Ninive (...), si costruì una capanna (...) per vedere che sarebbe successo alla città. Il Signore fece intervenire una pianta di ricino (...) che gli fece ombra al capo liberandolo dal suo male. Giona provò una grande gioia. (...) Ma l’indomani, all’alba, Dio fece intervenire un vento asfissiante (...) che seccò il ricino, prostrando Giona, (...) che disse: "Meglio morire che vivere"»
    Arrabbiatosi con il Signore, che gli fa annunciare prima la distruzione di Ninive salvo poi graziarla, Giona fa il muso chiamandosi fuori

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  • Giona 4: 1-4

    di Enrico Benedetto

    «Dio vide che gli abitanti di Ninive si erano pentiti e che abbandonavano la cattiva strada. Allora Dio rinunciò al male che aveva annunciato di far loro: non lo fece. Giona la prese male e si arrabbiò. E pregò il Signore, dicendo: "(...) Ecco perché avevo preferito fuggire a Tarsis! Sapevo che sei un Dio clemente e compassionevole, paziente e grandemente fedele. Ora, Signore, prendimi la vita, ti prego, perché per me è meglio morire che vivere". Il Signore rispose: "Fai bene ad arrabbiarti?"»
    In quattro versetti, due colpi di scena, una conclusione inattesa e il punto interrogativo finale. Dio cambia idea. Giona se la prende.

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  • Giona 3: 1-8

    di Enrico Benedetto

    «La Parola del Signore pervenne ancora a Giona. "Levati, e vai a Ninive la gran città, e fai ivi la proclamazione che ti dico". Allora Giona (...) ci andò. (...) Proclamava: "Ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta". I Niniviti riposero la loro fede in Dio: proclamarono un digiuno e si vestirono di sacco. Anche il re. (...) "Diceva: "Che ciascuno si converta e abbandoni la cattiva strada"
    Alla proclamazione della distruzione di Ninive la citta', con il re in testa, risponde con digiuno e penitenza

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  • Giona 2: 2-11

    di Enrico Benedetto

    «[Dal ventre del pesce Giona disse]: “Dal cuore del soggiorno dei morti ho chiesto aiuto, e mi hai risposto. (...) Le acque mi hanno stretto fino alla gola ma tu m’hai fatto risalire vivo dalla fossa, Signore, mio Dio! (...) La mia preghiera è pervenuta sino a te. (...) Ti offrirò sacrifici, dichiarando la mia riconoscenza. (...)”. Il Signore parlò al pesce, che vomitò Giona sulla terraferma
    L'uomo che non risponde a Dio, che lo disattende fuggendo per mare ove immagina il "Signore dei Cieli e della terra" non abbia signoria, ora gli parla da sotto il mare, ora e' lui che chiede.

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  • Giona: 1: 14-16; 2: 1

    di Enrico Benedetto

    «Allora i marinai invocarono il Signore. Gli dissero: "Signore, per favore, fa’ in modo che non scompariamo a causa di quest’uomo, e non imputarci sangue innocente". (...) Poi gettarono Giona a mare e la tempesta si placò. (...) Allora offrirono un sacrificio al Signore. Il Signore inviò un gran pesce che inghiottì Giona, e Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti.»
    I marinai pregano il Dio Sconosciuto, mostrandoci che non è necessario conoscere Dio per pregarLo, è semmai pregandoLo che lo si conosce.

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