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  • Matteo 25, 10-13

    di Mauro Pons

    «...mentre (le cinque vergini, sprovvedute dell’olio per le loro lampade,) andavano a comprarlo, arrivò lo sposo; e (le altre cinque spose,) che erano pronte, entrarono con lui nella sala delle nozze, e l’uscio fu chiuso. Più tardi vennero anche le altre vergini, dicendo: “Signore, Signore, aprici!”. Ma egli, rispondendo, disse: “Io vi dico in verità: “Non vi conosco”. Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno, né l’ora».
    Come occorre approfondire quello che già conosciamo, così è anche per la fede in Dio: una volta ricevuta, essa non rimane in noi come un bene inalterabile ed eterno, richiede un costante esercizio di riflessione, di studio della Sua Parola, accompagnati dalla preghiera e dalla vita comunitaria.

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  • Matteo 10, 38-39

    di Mauro Pons

    «... chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà»
    L’invito a seguire Gesù nella missione è affidato ai ma anche a noi, pur se il contesto è diverso, ha a che fare con la fedeltà, il radicamento nel dono della fede, che essi (e noi) abbiamo ricevuto da Dio

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  • Giacomo 5,16a

    di Davide Rostan

    «Confessate i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti»
    Confessarsi comporta fiducia, sincerità, riservatezza, umiltà e rispetto. Laddove questo avviene la confessione e la preghiera con tutto il suo potere liberante è possibile

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  • I Tessalonicesi 2,9

    di Davide Rostan

    «Fratelli, voi ricordate la nostra fatica e la nostra pena; infatti è lavorando notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi, che vi abbiamo predicato il vangelo di Dio»
    Un versetto che in tempi di ristrettezze economiche ci rivolge molte domande e che apre a diverse tensioni

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  • Isaia 58, 6-7

    di Davide Rostan

    «Il digiuno che io gradisco non è forse questo: che si spezzino le catene della malvagità, che si sciolgano i legami del giogo, che si lascino liberi gli oppressi e che si spezzi ogni tipo di giogo? Non è forse questo: che tu divida il tuo pane con chi ha fame, che tu conduca a casa tua gli infelici privi di riparo, che quando vedi uno nudo tu lo copra e che tu non ti nasconda a colui che è carne della tua carne?»
    L’ultima parte del libro di Isaia parla di come ricreare una comunità umana che sia in grado di salvaguardare il creato e sia capace, al tempo stesso, di tenere conto del fatto che tutta la comunità va sfamata

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