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  • I Corinzi 13, 8

    di Paolo Ribet

    «L’amore non verrà mai meno».
    Nella parte centrale dell’inno di I Corinzi 13, l’apostolo Paolo enumera le qualità dell’agape. È quello che è stato definitol’identikit dell’amore. Ne aveva colto il senso profondo e la forza il teologo tedesco D. Bonhoeffer, il quale invitava la sua comunità a chiedersi «chi è questo amore?»: «Chi è questo amore, se non colui che da solo ha sopportato, creduto, sperato tutto, e che ha dovuto soffrire tutto fino alla croce? [...] Che ancora sulla croce ha pregato per i nemici, e così ha vinto totalmente il male? Chi è questo amore, di cui Paolo qui ha parlato, se non Gesù Cristo stesso? Chi s'intende qui, se non Lui? Quale segno sta al di sopra di tutto questo passo, se non la croce?».

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  • Matteo 21, 9

    di Paolo Ribet

    «Le folle che precedevano e quelle che seguivano, gridavano: “Osanna al Figlio di Davide!...”»
    C’è un fatto che mi ha sempre colpito, nella narrazione della “settimana santa”: l’evangelo di Matteo ci dice che, quando Gesù entrò a Gerusalemme, “la folla” lo osannava. Però, qualche capitolo più tardi, lo stesso Matteo afferma (27,20) che i sacerdoti e gli anziani persuasero “la folla” a richiedere la liberazione di Barabba e a far morire Gesù, per cui, alla richiesta di Pilato, tutti gridavano «sia crocifisso!».

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  • Efesini 4, 26

    di Paolo Ribet

    «Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sulla vostra ira
    Nel contesto storico attuale, di fronte all’esplosione di violenza (fisica e verbale) in ogni parte del mondo c’è chi chiede a gran voce che alla violenza si risponda con una violenza maggiore, tanto che viene da domandarsi se abbia ancora senso fermarsi sul concetto di amore – che pure è centrale nel Nuovo Testamento. Molti sono quelli che invocano la distruzione fisica dei combattenti dell’Isis e dei terroristi che possono infiltrarsi in qualunque momento, in qualunque luogo.

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  • Efesini 5, 2

    di Paolo Ribet

    «Camminate nell’amore come anche Cristo vi ha amati
    Nota Paolo Ricca che oggi le chiese guardano molto alla “confessione di fede” e che colui che aderisce ad una chiesa viene definito un “credente”, mentre forse sarebbe più corretto definirlo un “amante”. Se le chiese, conclude Ricca, avessero saputo e voluto affiancare alla loro “confessione di fede” una “confessione di amore” e una “confessione di speranza”, la storia sarebbe stata sicuramente diversa. Queste osservazioni, benché siano volutamente provocatorie, vanno prese molto sul serio.

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  • Geremia 2, 13

    di Paolo Ribet

    «Il mio popolo ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d'acqua viva, e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l'acqua
    Il profeta Geremia usa una immagine molto efficace, che sarà utilizzata anche da Gesù: Israele ha lasciato Dio, la fonte di acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate, che non tengono l’acqua. Egli ci invita dunque a lasciare la religiosità stantia per la freschezza della fede animata dallo Spirito. Siamo chiamati a vivere l’evangelo della grazia di Dio, diventando testimoni e portatori nel mondo in cui siamo immersi di quell’amore che in Cristo abbiamo ricevuto abbondantemente.

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