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Selezione delle decisioni sinodali

n. 49 ESSERE CHIESA INSIEME
  Il Sinodo, riconoscendo il desiderio espresso da molti fratelli e sorelle immigrati di trovare spazi adeguati per servire la chiesa secondo i loro doni, incarica la Tavola di mettere allo studio i modi per valorizzare maggiormente anche all'interno delle nostre chiese i diversi ministeri riconosciuti dalle chiese d'origine a fratelli e sorelle che ora vivono nel nostro paese.
n. 41 RIO DE LA PLATA
  Il Sinodo, nell’approssimarsi del 150° anniversario della presenza valdese nell’area Rioplatense,
  • riconosce con gratitudine il valore delle riflessioni teologiche e dell’opera di testimonianza di queste chiese;
  • invoca sui fratelli e sulle sorelle dell’Uruguay e dell’Argentina la benedizione dello Spirito Santo, perché possano continuare con fedeltà e con speranza la loro azione evangelica nel difficile contesto in cui vivono;
  • ricorda i legami profondi di comunione che uniscono le due aree della Chiesa Evangelica Valdese;
  • invita la Tavola e le chiese metodiste e valdesi a continuare con rinnovata generosità l’azione di solidarietà a favore delle Chiese rioplatensi;
  • incoraggia la Tavola a proseguire nel prezioso scambio di doni spirituali per la reciproca edificazione.
n. 23 CHIESE E SOCIETA'
  Il Sinodo, a conclusione del dibattito sul rapporto tra chiese e società, ritiene di dover riaffermare che:
  • la politica non ha la funzione di realizzare il vero, ma di cercare soluzioni il più possibile eque;
  • la misura dell'equità sta nella capacità delle soluzioni adottate di garantire diritti e libertà e aiutare a compiere scelte responsabili nei confronti di problemi complessi, che nessuna ideologia può semplificare;
  • in Italia e nel mondo globale "cercare il bene della città (Geremia 29:7)" implica la difesa della laicità e della democrazia;
  • sapida e non insipida (Matteo 5:13) non è la chiesa che rivolge appelli moralistici, ma quella che sa annunciare la grazia: sarà la dimensione della grazia ricevuta dalla fede che indicherà anche il comandamento, la pretesa di Dio sulla nostra vita, che porterà l'obbedienza come dimensione della fede: "solo chi crede obbedisce, solo chi obbedisce crede" (Dietrich Bonhoeffer); l'obbedienza a Dio nasce dalla fede e non è, dunque, una legge.
n. 25 RAPPORTI CON LO STATO
  Il Sinodo denuncia la discriminazione di cui sono oggetto gli studenti delle scuole superiori che non si avvalgono dell'Insegnamento della Religione Cattolica, a seguito dell'ordinanza (15.03.2007) del Ministro della Pubblica Istruzione Fioroni. Per effetto di tale provvedimento, in sede di scrutini finali nella scuola media superiore, è stata introdotta la valutazione dell'insegnamento confessionale, con l'attribuzione di un credito scolastico rifluente sul voto di diploma. Si tratta di un sistema premiale volto a fronteggiare il drastico calo (circa il 40%) registrato in particolare nel centro-nord, nella scelta di avvalersi dell'Insegnamento della Religione Cattolica. Con altrettanta evidenza si tratta però anche di una misura discriminatoria nei confronti degli studenti che scelgono di non avvalersi dell'Insegnamento della Religione Cattolica, che è materia facoltativa, e che si ritroveranno un voto di diploma inferiore, pur a parità di rendimento scolastico.
n. 26 INSEGNAMENTO DEL FATTO RELIGIOSO
  Il Sinodo ribadisce, una volta ancora, l'urgenza di istituire nella scuola di Stato, e sotto la piena responsabilità di questo, un insegnamento non confessionale del fatto religioso rivolto a tutti gli studenti.
n. 28 PENA DI MORTE
  Il Sinodo, considerato
  • che numerosi Stati continuano a comminare la pena capitale per i reati ritenuti più gravi per le rispettive culture,
  • che è in atto a livello degli organismi politici internazionali un'iniziativa italiana volta a ottenere una moratoria mondiale della pena di morte,
  • che la nostra fede evangelica ci impone di non rimanere indifferenti rispetto a un processo politico carico di contenuti e implicanze etiche e spirituali,
adotta la seguente dichiarazione:
«Non uccidere» è l’antichissimo comandamento di Dio che risuona sin dai giorni di Caino e, attraversando secoli e millenni, riecheggia nel nostro tempo più attuale che mai, perché l'essere umano – come singolo, come società, come Stato – non ha ancora imparato a non uccidere.
«Non uccidere» Abele, l’innocente, che è tuo fratello anche quando ti sembra o tu lo giudichi nemico – della legge, della società, dell’umanità. Ogni omicidio è un fratricidio.
«Non uccidere» neppure Caino, il colpevole, l’assassino, sul quale Dio, dopo il delitto, «mise un segno, affinché nessuno, trovandolo, lo uccidesse» (Genesi 4,15).
Nessuna autorità è più grande di quella di Dio, che non vuole la morte di Caino. Perciò nessuna autorità ha il diritto di condannarlo a morte.
Condannare a morte è un gesto che non lascia spazio al perdono sia perché la vittima, che potrebbe perdonare, non lo può più fare, sia perché al colpevole, se viene ucciso, si toglie ogni possibilità di pentimento e di ravvedimento, cioè si esclude ogni possibile riconciliazione.
Condannare a morte è un gesto irreparabile, perché chi lo compie, chiunque esso sia – singolo, società, Stato – non lo può in nessun modo revocare.
La pena, anche per i reati più gravi, compresi i crimini contro l'umanità, non deve impedire:
  • la possibilità di chiedere perdono da parte del colpevole,
  • il diritto delle vittime alla verità e alla riparazione,
  • la possibilità di reintegrazione nella società.
Il Sinodo invita perciò le chiese e i credenti a impegnarsi a favore di ogni iniziativa che vada nella direzione di una moratoria o abolizione internazionale della pena di morte.
n. 45 ECUMENISMO
  Noi membri componenti il Sinodo della Chiesa Evangelica Valdese, Unione delle Chiese metodiste e valdesi in Italia,
  • considerando la situazione ecumenica creatasi a seguito del recente motu proprio intitolato Summorum Pontificum di Benedetto XVI che ha ridato spazio alla messa in latino secondo il messale romano di Pio V (1570), caratterizzato dalla negazione di tutto ciò che la Riforma aveva affermato sul piano del rinnovamento del culto pubblico cristiano, e del documento intitolato Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina della chiesa, datato 29 giugno 2007, della Congregazione per la Dottrina della fede nel quale, tra le altre cose, si afferma che l’unica Chiesa di Cristo "sussiste esclusivamente nella sola Chiesa Cattolica" romana e che le Chiese nate dalla Riforma del XVI secolo "non possono, secondo la dottrina cattolica, essere chiamate chiese 'in senso proprio'",
  • constatando che in questi due documenti vaticani soffia uno spirito che è più quello della Controriforma che quello che animò il Concilio Vaticano II nelle sue spinte e decisioni riformatrici,
  • ringraziamo Dio per avere chiamato le nostre chiese a esistere e a sussistere per servirlo e testimoniarlo, per aver messo nel nostro cuore la certezza di essere parte della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, nella quale Cristo per pura misericordia ci accoglie, giustifica e santifica, e per averci resi consapevoli che questa appartenenza dipende solo dalla Parola di Dio, cioè dalla promessa di Cristo che dice: "dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, quivi sono io in mezzo a loro" (Mat. 18,20);
  • ringraziamo Dio per aver suscitato da più di un secolo il movimento ecumenico, che è stato e resta per noi una grande scuola di umiltà e fraternità vissuta, e per aver suscitato anche per le nostre chiese in Italia rapporti amichevoli e fraterni con tanti cattolici - singole persone, gruppi, movimenti, comunità, parrocchie - che costituiscono ormai una realtà, certo ancora minoritaria, ma tanto più preziosa, vissuta insieme nella condivisione degli aspetti fondamentali della fede cristiana, nell’ascolto comune della Parola di Dio e nella tensione verso una reciproca accoglienza alla Mensa del Signore;
  • ringraziamo Dio per averci liberato da otto secoli come valdesi e da cinque come protestanti dalla sudditanza al Pontefice romano, che noi riconosciamo come fratello in Cristo, ma non come maestro di fede, tanto più dovendo constatare ancora una volta che il papato e la Curia romana sono oggi, come già nel XVI secolo, un ostacolo all’unità cristiana;
  • invitiamo le Chiese valdesi e metodiste a non disertare oggi il movimento ecumenico e a non ridurre il loro impegno ecumenico ma anzi a intensificarlo e rinnovarlo dovunque sia possibile, manifestando nel contempo con serenità e fermezza questa nostra presa di posizione.
n. 46 ASSEMBLEA ECUMENICA EUROPEA
  Il Sinodo, nell'imminenza della III Assemblea Ecumenica Europea (AEE3) che si terrà a Sibiu con il tema “La luce di Cristo illumina tutti” (4-9 settembre),
  • sottolinea l'importanza di un momento di incontro in cui le chiese europee possano affrontare insieme le paure e le tensioni che percorrono la società, per proporre parole e gesti di speranza che nascono dalla luce di Cristo,
  • invoca la benedizione del Signore sulle sorelle e sui fratelli delle Chiese cristiane europee che si incontreranno e faticheranno nella tensione ecumenica,
  • ringrazia la FCEI per aver organizzato una delegazione di evangelici migranti che porterà a Sibiu le istanze che nascono dalla nostra esperienza di Essere Chiesa Insieme,
  • invita le Chiese valdesi e metodiste a raccogliere l'invito del SAE per una veglia ecumenica di preghiera la sera dell'8 settembre, e a diffondere l'informazione sull'assemblea attraverso tutti i canali che verranno attivati nei giorni di Sibiu,
  • invita altresì le chiese a raccogliere i risultati che verranno dall'AEE3 per farli fruttare nella situazione italiana.
n. 29 TESTAMENTO BIOLOGICO
  Il Sinodo ritiene che debba essere mantenuta alta e costante l’attenzione sulle conseguenze etiche poste dagli incessanti sviluppi delle scienze e delle tecniche nonché delle loro applicazioni.
In particolare ritiene che vi sia ormai una priorità nell’approvazione di una legge sulle direttive anticipate di fine vita, anche conosciute come "testamento biologico".
La sempre maggiore efficacia della medicina - unitamente a molteplici altri fattori - permette infatti di prolungare sensibilmente il corso dell’esistenza umana senza però garantire, al tempo stesso, la piena conservazione delle capacità di intendere e di volere della persona.
Poiché la cura del malato, in ogni suo aspetto, deve sempre presupporre il suo consenso - fatta eccezione per le situazioni di necessità e di urgenza - nessuno, neppure i parenti, è abilitato a esprimere la volontà del paziente in vece sua.
E’ principio di civiltà dare voce, attraverso una legge, alle scelte della persona compiute con coscienza e volontà e in previsione di una futura incapacità nell’esprimere validamente il suo pensiero.
L’approvazione di una legge sulle direttive anticipate costituirebbe, tra l’altro, semplice adempimento della Convenzione di Oviedo del 1997, già ratificata dallo Stato italiano, e in particolare dell’art. 9 laddove si afferma che "i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte del paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà, saranno tenuti in considerazione".
n. 30 OMOSESSUALITA'
  Il Sinodo, considerata
  • la condizione di discriminazione sociale e legislativa in cui versano molte persone omosessuali nel nostro paese che, limitando oggettivamente il loro diritto ad avere una affettività serena e responsabile, le rende oggetto di violenza fisica e psicologica;
  • la situazione, lesiva per i fondamentali diritti umani, a cui sono sottoposti milioni di omosessuali nel resto del mondo là dove le persone omosessuali sono esposte a persecuzioni nell’indifferenza quasi assoluta dei governi occidentali, disinteressati anche alla problematica della concessione del diritto d’asilo a coloro che sono soggetti, nel proprio paese d’origine, a minacce, pene corporali e sovente anche a pena capitale per il loro diverso orientamento affettivo;
esprime
  • la propria solidarietà alle persone omosessuali oggetto di discriminazioni e persecuzioni;
  • la propria preoccupazione per il repentino aumento degli episodi di omofobia sociale e fisica in Italia;
  • la propria condanna ferma ed assoluta verso le persecuzioni e le condanne capitali emesse in molti paesi nei confronti di persone omosessuali;
invita
  • in vista dell’Assemblea delle Chiese battiste e del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste riuniti in sessione congiunta nel novembre 2007, le chiese ad appoggiare organizzazioni, gruppi e iniziative tese a sensibilizzare l’opinione contro il pericolo strisciante dell’omofobia e coloro che si impegnano per salvare dal boia migliaia di persone condannate ingiustamente a causa del loro diverso orientamento affettivo;
  • le chiese a sostenere le veglie ecumeniche di preghiera contro l’omofobia che, nell’ultimo anno, si sono susseguite in varie città d’Italia, specialmente il 28 giugno (giornata internazionale di festa del movimento di liberazione omosessuale) con l’appoggio trainante di alcune nostre comunità locali.