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Il metodo ecumenico

simboli religiosi

La realtà oggi più appariscente è ancora l’esistenza di una pluralità di chiese. Anche se in passato non sono mancati tentativi di unione, si può dire che l’ecumenismo abbia acquistato rilevanza solo nel secolo scorso. Si è passati da una posizione di condanna reciproca a un movimento di dialogo. Il dialogo presuppone una conoscenza. Una parte del lavoro ecumenico è consistita e consiste in uno studio non prevenuto delle diverse concezioni teologiche e della storia di ciascuna delle chiese in dialogo. Un secondo aspetto del dialogo riguarda la capacità di ascoltare l’altro, nel tentativo di comprenderlo a fondo. Un terzo aspetto consiste nell’impegno a chiarire il più possibile agli altri la propria confessione di fede. Un quarto aspetto consiste nella franchezza con cui si esprime all’altro la propria critica. Un quinto aspetto consiste nell’apertura con cui ci si dispone a ricevere la critica dell’altro.

Il dialogo, entro tali caratteristiche, riesce fruttuoso. I frutti attualmente visibili sono da un lato le iniziative di studio comune della Bibbia e di preghiera, dall’altro i documenti in cui si cerca di dire insieme ciò su cui vi è già consenso. Forse i documenti più importanti finora elaborati sono i tre "testi di convergenza" su battesimo, eucaristia e ministero, messi a punto dalla commissione “Fede e costituzione” nella riunione di Lima (Perù) nel 1982.
In ambito protestante alcuni dialoghi hanno portato all’unione di Chiese. In Italia questo si è verificato con l’integrazione metodista-valdese, anche se i metodisti hanno mantenuto una loro struttura amministrativa e un’autonomia nelle relazioni ecumeniche.

Vi sono tuttavia degli ostacoli che rendono tuttora difficile il cammino ecumenico. Alle aperture seguono spesso degli irrigidimenti. Un grosso ostacolo è rappresentato dal rifiuto della Chiesa cattolica di riconoscere il pieno carattere di chiesa alle Chiese protestanti. Per la teologia cattolica ufficiale tali Chiese sono comunità in cui sono presenti soltanto alcuni aspetti della realtà ecclesiale. Tale rifiuto dipende dal fatto che le Chiese protestanti non danno un valore fondamentale all’autorità che si trasmette attraverso la successione storica dei vescovi; per loro l’autorità è quella della Parola di Dio predicata attraverso l’annuncio fedele dell’evangelo.

Le chiese della Riforma propongono una visione dell'unità cristiana che intende recuperare la comunione nella diversità caratteristica del Nuovo Testamento. Secondo questa visione l’unità non è costituita mediante un’organizzazione di tipo gerarchico, ma è cercata attraverso decisioni comuni prese in assemblee rappresentative. Si parla in questo caso di unità conciliare o di conciliarità.