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di David Trangoni

Domenica 24 maggio i metodisti italiani si ritrovano nell’annuale assemblea

Torre Pellice, 22 Maggio 2020

Si apre la stagione delle assemblee per le chiese valdesi e metodiste, pur nelle condizioni difficili determinate dal distanziamento sociale causato dalla pandemia. Il Sinodo non si terrà, così come le Conferenze distrettuali. Però domenica 24 maggio la Consultazione - storica assise delle chiese metodiste italiane, che dal Patto d’integrazione del 1975 ha assunto carattere consultivo - si svolgerà ugualmente, anche se in formato ridotto e online sulla piattaforma Zoom. 

Tanti i temi proposti all’ordine del giorno dal Comitato Permanente dell’OPCEMI - la commissione amministrativa eletta dal Sinodo che si occupa dell’Opera per le Chiese evangeliche metodiste in Italia - con un filo conduttore: la nostra vita di credenti di fronte all’emergenza Covid. Le chiese evangeliche italiane hanno cercato di non mancare alla loro missione di predicazione e di cura, adottando i mezzi tecnologici per portare la Parola nelle case delle persone, costrette ad abbandonare le piazze e a pregare “nel segreto della cameretta”, come si legge nei versetti del Vangelo di Matteo scelti dal Comitato Permanente per aprire la sua relazione, che farà da sfondo ai lavori.

L’assemblea si svolgerà durante una sola giornata, in cui saranno condensate la discussione sui temi, la valutazione del lavoro sul territorio e sulle opere, i rapporti internazionali ed ecumenici e la parte dedicata al culto di rinnovamento del Patto, tradizionale appuntamento della Consultazione.

Lo sguardo sarà inevitabilmente puntato sul dolore che abbiamo vissuto nei mesi scorsi e sulle conseguenze future della pandemia. L’isolamento forzato ha scosso la nostra fede e reso incerto il cammino dei prossimi anni, soprattutto a livello sociale ed economico. Le nostre vite sono state stravolte e dovranno cambiare ancora molto per trovare una rinnovata normalità e un nuovo modo di vivere la chiesa. Se sapremo integrare quanto fatto durante il distanziamento sociale con quello che eravamo prima del Covid, allora saremo sicure di essere diventare comunità più forti e accoglienti, che non lasciano indietro nessuno e sperimentano nuovi modi per rendere gloria al Signore.

Anche ora che il miglioramento della situazione ci dà conforto, dobbiamo rivolgerci agli ultimi della società e considerare con attenzione le nostre esigenze, per migliorare la testimonianza e la pratica diaconale, messe duramente alla prova.

Perché non è saggio, come leggiamo nell’Ecclesiaste, chiedersi “Come mai i giorni di prima erano migliori di questi?”, ma bisogna avere fiducia nel Signore e lavorare per realizzare il suo Regno.