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di Gianni Genre

L’epifania riguarda tutti e tutte al di là di ogni pretesa di parzialità 

Torre Pellice, 2 Gennaio 2023

Straordinario racconto, i magi pagani che seguono una stella ed arrivano alla mangiatoia di Betlemme. L’epifania: l’apparizione, la manifestazione divina di Gesù al mondo intero, ai pagani.

Un racconto che ha stinto sempre di più nella leggenda. Una sorta di fiaba fantastica che non ha nulla di credibile, ma è carica di dettagli pieni di verità. 

Nell’evangelo di Matteo, il più ebraico dei quattro vangeli, quello che più degli altri tre ha davanti a sé una comunità legatissima alla Legge di Mosè, ci viene detto che sono i pagani che si mettono in cammino (un lunghissimo cammino) per andare a cercare Gesù e per rendergli omaggio. 

I primi ad adorare Gesù appena nato sono dunque dei pagani. Il primo a confessare Gesù come Figlio di Dio davanti al Crocifisso appena morto, sarà un altro pagano, il centurione romano. Non si tratta di dettagli secondari. Perché Natale, come Gesù, è davvero cattolico. Cattolico, ma non romano. Cattolico, non protestante. Cattolico, non ortodosso. 

Cattolico, perché il termine cattolico contiene nella sua radice il significato di tutto, di tutti, di universale. Qualcosa che riguarda tutti e tutte. Qualcosa che si oppone a qualsiasi sequestro di parzialità! 

Le chiese hanno spesso tradito la cattolicità del Natale e di Gesù, hanno cercato di appropriarsene, di rivendicarne la proprietà e l’esclusivo diritto di interpretazione.

Ecco la grandezza di questo racconto fantastico, ma al tempo stesso così vero. Questi strampalati sapienti, astrologi (?) non sono ebrei, non hanno le carte in regola. Ma arrivano a Gesù perché si sono messi in viaggio, un lungo viaggio. Mentre tutti gli altri rimangono immobili. Se rimani paralizzato dalle tue certezze, non arriverai mai alla grotta di Betlemme. 

Una bella provocazione per tutti. La differenza la fa tutta il movimento, la capacità di lasciarsi mettere in movimento. Da una parte, nel racconto, c’è chi rimane immobile: la città di Gerusalemme, le autorità religiose, il potere politico rappresentato da Erode, piccolo re di provincia che è geloso di un Messia in fasce in cui intravede già una minaccia. Dall’altra ci sono dei pagani che arrivano da Oriente, cioè da ciò che di più lontano vi sia, che vengono e poi ripartono per terre lontane. La fede è cammino, è ricerca, è inquietudine. Non è proprietà, possesso, non è rivendicazione di terre e di certezze. 

L’Oriente, lo sappiamo, non è solo un punto cardinale geografico, può anche essere qualcosa di interiore, che riguarda te e me. Ogni persona ha un Oriente, da dove nasce la luce, qualcosa che indica il nuovo, quello che verrà, che appartiene e indica il futuro, qualcosa che spaventa e affascina al tempo stesso. Gesù viene trovato da chi ha grandi orizzonti e si mette in cammino, non da chi è preoccupato delle sue piccole certezze da difendere. 

In questo racconto ci sono stelle e sogni, tutte cose che noi (io per primo) guardiamo da sempre con estrema diffidenza. Gesù però nasce in una grotta sotto una stella. E anche noi sappiamo che siamo figli delle stelle. 

Carl Sagan, il famoso astrofisico e divulgatore scientifico, circa quarant'anni anni fa, ci insegnò che la metà degli atomi che costituiscono il nostro corpo viene da molto lontano, è materia che viene da fuori dalla Via Lattea. 

Siamo polvere di stelle, siamo figli dell’universo. Duemila anni fa l’evangelista Matteo non lo poteva sapere, ma già ci diceva che Gesù nasce sotto una stella, è figlio del Dio dell’universo. E che per arrivare a scoprirlo, devi cercare di recuperare questa consapevolezza. Non devi avere paura, devi metterti in marcia immediatamente. E a farlo nella gioia. 

La gioia dei Magi, incorruttibili, la gioia che ti fa sentire finalmente “a casa” dal punto di vista spirituale. E per questo davvero libero. Come i Magi...