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di Roberto Davide Papini

Il 21 novembre il webinar organizzato da battisti, metodisti e valdesi. «Chiesa unita? Parliamone»

Torre Pellice, 16 Novembre 2020

«Il sogno come protestanti oggi? Fare un cammino di testimonianza comune, senza guardare troppo al nostro particolare, esprimere insieme una parola di testimonianza e fedeltà al vangelo». Italo Pons (pastore della chiesa valdese di Milano e membro della Tavola, l'organo esecutivo dell'Unione delle Chiese valdesi e metodiste in Italia) manifesta così il suo auspicio per il futuro delle chiese evangeliche italiane.

Sogno è la parola chiave dell'iniziativa presa dalle chiese valdesi, metodiste e battiste (da tempo in stretta collaborazione espressa dalla sigla “bmv”): un incontro online che si terrà sabato 21 novembre sul tema “Il sogno di un’Italia protestante. Storia e attualità di un cammino comune. Il reciproco riconoscimento tra le chiese battiste, metodiste e valdesi a cento anni dal primo convegno delle chiese evangeliche italiane”. Si tratta di un webinar (ovvero un seminario via Internet, per le note restrizioni causa Covid) che si terrà dalle 10 alle 13 e ha già raccolto l'adesione di molte persone interessate. Il pastore Pons fa parte del gruppo di lavoro che ha organizzato l'evento.

Pons, perché la scelta di questo appuntamento?

«Si tratta della prima tappa di un percorso che ci condurrà nel 2022 all'Assemblea/Sinodo, un momento comune tra Assemblea generale dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi) e Sinodo delle chiese valdesi e metodiste. Si tratta di un appuntamento di retrospettiva sui rapporti tra le chiese, ma anche di valutazione della situazione. A primavera, speriamo “in presenza”, ci sarà una seconda iniziativa in cui valuteremo la situazione della collaborazione territoriale, il tema delle chiese etniche, la questione della formazione teologica»

Nel 1920 il sogno di una chiesa protestante nazionale non decollò allora, ma di strada ne è stata fatta.

«Sono cambiate molte cose, come mi disse Giorgio Spini oggi non siamo più soli, c'è un mondo evangelico molto più ampio e variegato. Allora eravamo alla vigilia della grande notte oscura del fascismo. Poi ci sono stati passaggi che diamo per scontati e assoluti ma che non dobbiamo scordare. La democrazia, la Costituzione, la libertà religiosa. Tra le chiese ci sono stati momenti importanti nell'ottica di un cammino comune, penso alla creazione della Fcei (la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ndr) e, in particolare tra quelle che organizzano questo evento, proprio il percorso “bmv” con il giornale in comune, il riconoscimento reciproco dei membri di chiesa e dei ministeri. L'aspetto della collaborazione territoriale, forse, è rimasta un po' marginale anche se Milano è un esempio di laboratorio avanzato da questo punto di vista, anche con le altre chiese».

Cosa si aspetta da questo percorso di avvicinamento all'Assemblea/Sinodo?

«Dobbiamo capire se abbiamo ancora un disegno comune di tipo missionario e se sia possibile nuovamente proporre un progetto di chiesa protestante unita in Italia, ovviamente allargando il discorso oltre la realtà “bmv”».

C'è spesso la paura di perdere la propria identità...

«E' comprensibile, ma l'identità di una chiesa cristiana è in Gesù Cristo. Questo è il punto centrale, la comprensione della nostra cristologia. Poi è chiaro che ognuno dovrebbe rinunciare a qualcosa, ma almeno porsi la domanda sulla possibilità di una chiesa unita mi pare importante».

Foto di Pietro Romeo