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Riportiamo qui di seguito la lettera aperta alla città di Colleferro che la locale chiesa valdese ha scritto in seguito all’omicidio del giovane Willy Monteiro Duarte avvenuta il 6 settembre 2020.
Segnaliamo altresì l’intervista al pastore della chiesa di Colleferro, Massimo Aquilante, sul tema

Chiesa evangelica valdese di Colleferro
LETTERA APERTA PER LA MORTE DI WILLY MONTEIRO

Care concittadine e cari concittadini,
la chiesa valdese di Colleferro si unisce a tutte quelle persone, associazioni, organizzazioni della società civile, istituzioni locali, di Colleferro, Paliano e comuni limitrofi, che in questi giorni hanno voluto esprimere solidarietà alla famiglia Monteiro Duarte e affermare risolutamente la loro ferma e inequivocabile condanna del barbaro omicidio del giovane Willy.

Questa lettera aperta è un piccolo contributo a che il dibattito su ciò che c’è dietro e intorno a una morte avvenuta in quel modo possa continuare, raccogliendo idee, spunti di riflessione, proposte tese a rendere la convivenza in città migliore, più partecipata, più consapevole. La particolarissima situazione determinata dal Covid19 impedisce l’organizzazione di riunioni con un alto numero di persone. Abbiamo quindi pensato all’utilizzo dei mezzi tecnologici per parlare e parlarci. Restiamo in attesa di vostri interventi.

AVVERTENZA
Le riflessioni che seguono sono incentrate su quegli elementi che, a nostro avviso, caratterizzano maggiormente la tragedia accaduta. Esse, cioè, non intendono in alcun modo tracciare un quadro generale delle problematiche del territorio di cui anche Colleferro fa parte (povertà, degrado delle città, criminalità organizzata, ecc.). Lasciamo a chi ha ben altre competenze il compito di ampliare e motivare le argomentazioni. Il filo che lega insieme questi spunti sparsi è il concetto di patto, che la Riforma protestante ha tratto dalla teologia e applicato alla propria visione della politica, e che si è successivamente secolarizzato nel pensiero filosofico e politico occidentale. Ci pare così di poter stare su un terreno di laicità che, per definizione, appartiene alla cittadinanza nella sua interezza. La parte conclusiva della lettera è dedicata all’autocritica. Questo è tipico della sensibilità protestante. E’ evidente che questa sezione si rivolge soprattutto a chi vive posizioni di fede, in particolare cristiana.

La nostra città
Rigettiamo fermamente la rappresentazione di Colleferro (e del più ampio territorio circostante) come di un luogo invivibile e di degrado sociale, che è stata purtroppo offerta in questi ultimissimi giorni dai media nazionali. Ma non neghiamo certamente che anche Colleferro abbia le proprie situazioni problematiche da affrontare e risolvere.

La cultura come strumento di impegno per il bene della città
In questo quadro, riteniamo che ciò che viene comunemente chiamata la “cultura” (il modo di essere, di porsi, di pensare e pensarsi, di rapportarsi) abbia tanta importanza quanta ne ha la creazione di posti di lavoro o ne abbiano le misure politico-amministrative per ridurre l’impatto ambientale del sistema produttivo e dei consumi. La cultura ha il compito affascinante di costruire donne e uomini coscienti che il loro patto di cittadinanza può fondarsi soltanto sulla comune assunzione di responsabilità per il rispetto della vita (umana e della natura), per i diritti di tutti e tutte e gli obblighi che ne conseguono, per la continua ricerca di una società più giusta, che ponga fine alle emarginazioni e alle esclusioni più macroscopiche. E pertanto, la cultura ha anche il compito di contrastare quelle spinte, quei venti, quelle atmosfere distruttive che veicolano invece messaggi che minano alla base la tenuta del patto tra cittadini e componenti della società, alzando steccati e muri di divisione. L’appartenenza di genere, la provenienza geografica, il colore della pelle, i convincimenti ideali, le posizioni religiose, le tradizioni culturali, la connotazione generazionale, la condizione sociale ed economica, ecc. vengono sistematicamente impugnati da questi messaggi distruttivi come elementi problematici per una genuina e nostrana identità precostituita, piuttosto che essere presi per ciò che sono realmente, cioè componenti arricchenti le società complesse contemporanee. Colleferro non è certamente immune dalla pervasività di tali messaggi negativi. Vogliamo però ribadire che la situazione cittadina è propizia per il cammino opposto.

Educazione alla pace e funzioni della famiglia
Uno dei pilastri fondamentali di uno sforzo culturale a favore del patto di cittadinanza è senz’altro l’educazione alla pace. La violenza domestica e pubblica contro le donne, gli abusi sui minori, l’odio razziale, il culto della forza fisica praticato a danni di altri, il bullismo scolastico e giovanile, gli schiamazzi gratuiti, le offese agli anziani, le arroganze e le prevaricazioni: sono tutti tragici tasselli di una quotidianità che deve essere interrotta e invertita. Ma questo può accadere soltanto con un serio e costante impegno formativo. E ci permettiamo di dire che tale impegno non può in alcun modo essere delegato alla scuola o alle comunità di fede, o a qualsiasi altra “agenzia” sociale. Le famiglie non possono non sentire e farsi carico di tale compito. E’ nel clima che si respira in famiglia che nascono quelle attitudini al confronto e al rispetto, alle soluzioni concordate dei conflitti, che si dimostrano poi essenziali per la tenuta della convivenza nella società. Ma anche le famiglie, a loro volta, necessitano di supporti, sia teorici, sia psicologici, sia pratici. E’ dunque importante lavorare per creare in città una sorta di “circolo virtuoso”, all’interno del quale sia sempre possibile porre liberamente anche le questioni più spinose per ricevere gli orientamenti più consoni.

Contro la violenza del linguaggio
La violenza passa anche attraverso il linguaggio, spesso in maniera inconsapevole. Il linguaggio stigmatizza “l’altro”, creando una sorta di involucro protettivo, e misura le “diversità” dell’altro sulle proprie supposte “normalità”. I terreni più praticati sono quelli delle relazioni di genere, di razza, di appartenenza religiosa. Una cura particolare alle parole con cui ci si rapporta agli altri, inclusa per esempio la proprietà di conoscenze del bagaglio identitario dell’interlocutore, è essenziale per la qualità sia dei rapporti interpersonali, sia della convivenza pubblica. Identificare come “nemico” chi ha visioni diverse dalla propria e rinforzare tale atteggiamento con un linguaggio bellicoso ha ricadute disastrose anche sul piano dell’etica pubblica e della stessa arena politica. Colleferro si avvia a votare per il rinnovo dell’amministrazione pubblica. Auspichiamo che l’orrore accaduto nella notte tra sabato 5 e domenica 6 settembre induca tutti i candidati e tutte le candidate a confrontarsi nel massimo rispetto delle persone e delle posizioni altrui.

L’importanza dell’ordine pubblico e della cultura della legalità
Nella tradizione protestante l’ordine pubblico è essenziale, sotto il profilo del funzionamento del patto di cittadinanza. Le forze dell’ordine, quindi, ricoprono un ruolo che merita grande rispetto, e che ovviamente comporta grandi responsabilità. Ma in nessun modo le chiese evangeliche possono unire la loro voce a chi intende scaricare sulle spalle delle forze dell’ordine l’intero peso della prevenzione dell’atto delittuoso. A ciascuno la sua parte. I cittadini e le cittadine sono anch’essi tenuti a collaborare e intervenire perché situazioni di trasgressione delle regole di convivenza non degenerino in qualcosa di più grave. Un “controllo diffuso” del territorio, che faccia perno su quella educazione alla pace di cui si è detto, è sia il segno di un sano funzionamento della vita associata, sia un’agevolazione perché le forze preposte al mantenimento dell’ordine pubblico possano svolgere in maniera proficua il loro mandato.

Il ruolo delle comunità di fede
Le varie comunità di fede e religiose presenti in città hanno un indubbio contributo da apportare perché la qualità del patto di convivenza sia all’altezza dei tempi. Anche solo la conoscenza reciproca delle vicende storiche, delle teologie e del pensiero, della terminologia appropriata aiutano a stare meglio insieme e a far crescere il livello culturale della città. La chiesa valdese, pertanto, auspica che anche a Colleferro si giunga a dar vita, come è già accaduto in altre città d’Italia, a un “tavolo delle religioni”, che sotto la diretta responsabilità dell’amministrazione cittadina si convochi per dirimere le eventuali questioni che possono sempre insorgere e per varare dei progetti volti al bene della città.

Confessione di peccato: Matteo 5,9
Le comunità di fede partecipano anch’esse delle ampie e pesanti responsabilità per l’ingiustizia del mondo. La chiesa valdese di Colleferro riconosce di non essersi impegnata a sufficienza per contribuire a costruire in città dei “luoghi alternativi” in cui le nuove generazioni possano maturare una forte coscienza civile a misura propria. La parola evangelica “Beati quelli che si adoperano per la pace” (Matteo 5,9) non è stata data al fine di un godimento intimistico, ma perché vincoli nelle scelte e nei comportamenti, anche sul piano della vita associata. Non mancano certo a Colleferro problemi e contraddizioni che se affrontate nella logica della mera conflittualità personalistica non riceveranno mai soluzioni accettabili. I “luoghi alternativi” a cui ci riferiamo sono degli spazi aperti, delle occasioni fattive, perché i giovani della città siano invitati e scelgano di impostare la loro vita nella risoluzione dei problemi di tutti e non seguendo la logica del soddisfacimento esclusivo dei propri desideri immediati.

Confessione di peccato: Matteo 5,5
Allo stesso modo, la chiesa valdese di Colleferro riconosce di non aver saputo diffondere attorno a sé lo spirito di mitezza e gentilezza necessario alla pacifica e proficua convivenza civile. La parola evangelica “Beati i mansueti” (Matteo 5,5) viene spesso e volentieri fraintesa come remissività, passività, qualunquismo. Essa, viceversa, contiene una decisa condanna della violenza, a tutti i livelli. E allo stesso tempo, essa apre una nuova prospettiva di vita, all’interno della quale si impara giornalmente a non reagire all’ingiustizia con mezzi altrettanto ingiusti. La mitezza-gentilezza-mansuetudine costituisce pertanto il vero nocciolo dell’avventura umana. Vero uomo, vera donna non è chi impone e si impone violentemente, ma chi sa immaginare creativamente e usare concretamente strumenti alternativi all’aggressione fisica, verbale, psicologica, ecc. Tale creatività va stimolata, con pazienza e costanza. Occorrono in città dei laboratori, delle “palestre” dove tale progettualità sia perseguita e verificata.

Confessione di peccato: Matteo 5,8
La chiesa valdese di Colleferro confessa, inoltre, di aver contribuito a ridurre la parola evangelica “Beati i puri di cuore” (Matteo 5,8) alla mera purezza interiore, alla sfera delle intenzioni, mentre essa abbraccia sempre anche il piano delle azioni e della vita attiva in tutti i suoi risvolti. La purezza di cuore riguarda certamente gli atteggiamenti di chiarezza, sincerità, semplicità in tutti i rapporti. Ma, allo stesso tempo, essa insegna ad esercitare il senso critico verso tutto ciò che è guasto e marcio, offre uno sguardo realistico ma di disapprovazione verso tutto ciò che nella vita associata produce esclusione, chiusura, indifferenza. La purezza del cuore ha come banco di prova lo sdegno e l’aperta denuncia dello scacco umano in cui è tenuto chiunque sia costretto a vivere sotto la soglia della dignità.

Confessione di peccato: Romani 12,2
Anche la città di Colleferro deve fare i conti con le tempeste globali scatenate da una determinata cultura dominante ormai da decenni. L’ideologia di una economia che si impone come unico criterio regolatore della convivenza nelle società, tra i popoli e col creato, dimostra in maniera evidente la propria falsità, a fronte del drammatico innalzamento della povertà, dell’impoverimento, dello sfruttamento della natura. Allo stesso tempo, però, tale ideologia continua a conquistare le coscienze, costruendo la convinzione che sia sufficiente trovare la propria collocazione all’interno del flusso del benessere economico per avere una vita “vincente”. Parole chiave nella vicenda umana, quali fiducia, futuro, speranza, vengono tacciate come “antiche”, non al passo dei tempi, perfino dannose, e dunque estromesse dal linguaggio e dall’orizzonte di senso. Sono soprattutto le nuove generazioni ad essere maggiormente esposte a tali mistificazioni. In questo quadro, ci appare ambiguo il ricorso alla parola “valori” che, se intesa come un pacchetto preconfezionato di istruzioni etiche, non può che approfondire l’incomunicabilità con i giovani e le giovani di oggi. La chiesa valdese di Colleferro si volge alla parola evangelica “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente” (Romani 12,2) e confessa di non averla presa sul serio, di non aver saputo trarne le conseguenze, sia a livello della vita personale che a quello della vita sociale, e di non averla saputo proporre ai propri concittadini e alle proprie concittadine nelle sue implicazioni per la qualità della vita della città.