I link che seguono forniscono la collocazione della pagina attuale nella gerarchia di navigazione.

di Roberto Davide Papini

Il pastore Fornerone commenta l'esito del Sinodo dei vescovi

Torre Pellice, 31 Ottobre 2018 

“Direi che l’esito è stato soddisfacente, temevo che nelle conclusioni ci fosse meno coraggio rispetto all’inizio, ma mi pare che ci siano state aperture importanti un po’ su tutti i punti”.

Il pastore valdese Marco Fornerone, commenta così il documento finale della 15esima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, convocata da papa Francesco a Roma e dedicata al tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Fornerone ha seguito questo appuntamento importante per la Chiesa cattolica come delegato per la Comunione mondiale delle chiese riformate.

Il suo è un giudizio positivo, ma quali sono i punti che le sono sembrati più importanti nelle conclusioni del Sinodo?

“Mi sembra significativo che sia emersa la consapevolezza della necessità di un rapporto e di un dialogo con una società che è cambiata e la valorizzazione del ruolo dei laici. Nel documento finale ci sono dei passaggi molto importanti sul valore della sinodalità e un invito a far sì che questa esperienza non resti isolata”.

Nel suo intervento lei aveva invitato il Sinodo a osare nell’aprirsi all’ascolto di chi non è o non è stato ascoltato abbastanza, ovvero proprio i giovani e le giovani. Un invito raccolto?

“Direi di sì, tutto sommato. Nella sottolineatura del valore della sinodalità si è insistito sulla necessità di coinvolgere appunto chi normalmente è escluso, ovvero i giovani e le donne e su questo sono state dette parole importanti”.

Per esempio?

“Certo non ci si poteva aspettare un’apertura al sacerdozio delle donne, ma è stata sottolineata la necessità di un cambiamento radicale del ruolo delle donne nella Chiesa, non riferendosi solo al ministero, ma anche ad altri aspetti”.

Cosa, invece, l’ha delusa?

“Non saprei, sinceramente. Quello che si poteva dire è stato detto, di più era difficile”.

Si è discusso molto, prima dell’inizio del Sinodo, della questione del rapporto con le persone omosessuali. Com’è andata da questo punto di vista?

“Nel documento finale si parla esplicitamente di persone omosessuali e si ribadisce il dovere di un’apertura verso ogni essere umano e che Dio ama ogni essere umano e così fa la Chiesa. Le reazioni negative di chi è contrario e si oppone a questa visione mi paiono un segno evidente che il Sinodo ha avuto un’apertura importante sul tema”.

Dopo questo Sinodo, il dialogo ecumenico si rafforza oppure no?

“Mi ha colpito, innanzitutto, un grande desiderio di incontro e di fraternità sotto la spinta di una forte volontà di dialogo di papa Francesco. La riflessione sulla sinodalità credo che possa portare a una maggiore possibilità di lavorare insieme e confrontarsi”.