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di Daniela Di Carlo

Intreccio di colori, saperi e idee all’Assemblea generale della Chiesa di Scozia

Torre Pellice, 4 Giugno 2018

I colori sono la prima cosa che si nota quando si frequenta l’Assemblea della Chiesa di Scozia. Alcuni uomini con il kilt accuratamente abbinato con il gilè. Toghe blu, rosse, nere, viola per le donne. Clergy-women con camicia fucsia, verde, rosa, gialla, beige, a fiorellini azzurri. Stole piene di colori africani, con le fantasie dei tessuti scozzesi o bianche immacolate con ricami a punto croce che richiamano scene bibliche. Colori, tanti colori indossati, anche il 22 maggio, giorno nel quale dietro uno striscione azzurro, sono sfilate le diacone e le pastore per celebrare i cinquanta anni del pastorato femminile. Durante la pausa pranzo le donne hanno camminato in corteo tra i due edifici della galleria nazionale sino ad arrivare alla splendida Assembly Hall, The Mound. Un edificio davvero maestoso che ricorda gli stessi ambienti un po' gotici che si vedono nella serie di film di Henry Potter. 

In quell’occasione abbiamo ascoltato i discorsi delle pioniere e quelli delle figlie delle pioniere grate alle loro madri, vere o simboliche, di aver aperto la strada al loro ministerio. Foto di gruppo e ancora un piccolo corteo per accedere al centro dell’aula sinodale in una sezione dedicata a noi. Sedute in questo enorme spazio abbiamo pregato, cantato, ascoltato testimonianze e poi ripreso i lavori sinodali avendo di fronte la nuova moderatora, Susan Brown, in toga rosso brillante, l’ex moderatore in toga nera, la procuratora, con il parrucchino e la toga avvocatizia, sempre attenta a tutte le questioni legali che coinvolgono l’assemblea e le persone della segreteria. Dietro di loro, in alto in galleria, sedeva il rappresentante della Regina che prima di lasciare l’aula, come chiunque altro del resto, si alzava e rivolto verso la moderatora abbassava il capo la prima volta e arrivato alla porta, sempre nella stessa direzione, ripeteva il gesto. Non è un formalismo questo gesto, è l’effettivo riconoscimento del valore del lavoro che la moderatora svolge. Un reale riconoscimento che la spingerà a scegliere due persone che collaboreranno con lei nel corso dell’anno per suddividere il difficile compito di collegare le tante chiese che compongono quella di Scozia.

L’organizzazione è impeccabile. Al sinodo della Chiesa di Scozia sono presenti 760 persone con voce deliberativa più il pubblico al quale è riservata una parte della galleria. Tutto si svolge secondo un ordine ben preciso. Le giornate di lavoro hanno inizio alle 9.15 trovando posto in aula, dopo aver ritirato un libricino che contiene i canti del giorno, gli atti approvati nei giorni precedenti, l’ordine dei lavori della giornata corrente e gli emendamenti agli ordini del giorno che verranno trattati e che sono presenti nella documentazione fornita il mese che precede l’assemblea.

Appena sedute occorre schiacciare il numero “5” sulla pulsantiera della quale si viene dotate, che certifica la propria presenza in aula, poi all’improvviso una voce tonante annuncia “The moderator!”, segue il suono del gong, il silenzio scende in aula e tutte e tutti si alzano in piedi e chinano la testa in segno di saluto alla moderatora. Il culto, presieduto da lei, è accompagnato dal canto diretto da un animatore musicale. La musica è molto curata e va dal classico repertorio della Riforma agli spirituals. 

I temi trattati sono molto simili a quelli dei Sinodi valdesi e metodisti: dall’impegno della chiesa nella società al trattamento economico dei pastori e delle pastore; dall’accorpamento delle comunità alla drastica diminuzione dei membri di chiesa; dalla scarsità delle contribuzioni alla diaconia che lì si esprime nella costruzione di chiese, ospedali, scuole, in particolare in quei paesi che sono stati ex colonie. 

Non c’è un’unica Commissione d’esame. Diverse Commissioni responsabili di area offrono dei report su quanto è stato fatto nel corso dell’anno e quanto si vuole fare in futuro. Una moltiplicazione di responsabilità che vede l’impegno di un cospicuo numero di persone. 

Tra un report e l’altro ci sono dei momenti di pausa chiamati “Circulation Break” che indicano il flusso degli incontri che può avvenire in quei minuti e il flusso del sangue che ricomincia a circolare dopo essere stati diverse ore seduti.

Tra le questioni trattate, un’attenzione particolare è stata data alla salvaguardia del creato. Molte sono state le voci preoccupate ma tante anche quelle che hanno fatto delle proposte su come sensibilizzare le chiese a diventare verdi abolendo il più possibile, tanto per iniziare, l’ammontare di plastica che usano. Mi ha colpito ascoltare tante voci giovani su questo tema che, una dopo l’altra, hanno suggerito soluzioni semplici ma in grado di fare la differenza.

Un mondo di idee e saperi interessanti sono circolati nell’Assemblea generale della Chiesa scozzese, che collegano fortemente l’Italia alla Scozia e ci fanno sentire un unico popolo che ricerca la giustizia su questa terra con l’aiuto di Dio e declina la propria fede cercando parole nuove in grado di comunicare la bellezza della Parola biblica.