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di Davide Ollearo

Concluso l'annuale seminario di formazione europeo organizzato dalla Chiesa evangelica luterana della Baviera

Torre Pellice, 27 Aprile 2018

Dieci giorni. Venti nazioni. Trenta chiese rappresentate da quaranta persone. Uomini e donne, pastori, pope e laici impegnati nella chiesa: tutto questo per dire in poche parole che cos’è stato il corso di studi organizzato dalla Chiesa evangelica luterana della Baviera a Josefstal, che ha avuto luogo fra il 16 e il 25 aprile scorsi.

Il tema del seminario è stato “Dio è comunicazione”; i dieci giorni passati insieme sono stati l’occasione per riflettere sui molti aspetti che questa pur semplice affermazione fa sorgere. Trattandosi di un corso di studi, senz’altro molto importanti sono state le relazioni, delle vere e proprie lezioni tenute da teologi di diverse confessioni; i partecipanti sono dunque stati introdotti a questioni quali la comunicazione interculturale, la liturgia ortodossa come comunicazione con Dio e la proclamazione del Vangelo come guarigione. In realtà le relazioni, pur ricche di contenuto, non sono state altro che un’ottima e profonda base comune da cui partire per momenti di discussione in cui si è avvertita chiaramente la diversa sensibilità delle differenti confessioni cristiane. Non solo: pur appartenendo alla stessa famiglia confessionale, le diverse sensibilità di una luterana finlandese, un estone e un bavarese hanno dimostrato la vivacità del dibattito teologico all’interno di ogni singola chiesa; immaginate poi di incrociare le loro posizioni con quelle di un pope ortodosso serbo, una vicaria della chiesa d’Inghilterra, la redattrice della rivista della chiesa riformata d’Ungheria e financo un pastore valdese... beh, è chiaro che i vari momenti di discussione sono stati decisamente animati, pur vissuti sempre in un totale e fraterno rispetto reciproco.

Ma l’incontro che ormai da anni si tiene in questa piacevole struttura sui monti dell’Oberland Bavarese non è né vuole essere un'occasione di formazione accademica; vuole essere soprattutto un momento di riflessione e di crescita per un gruppo di credenti che reputa il confronto e l’ascolto i mezzi migliori per lo sviluppo delle relazioni fra le persone e fra le chiese. Hanno dunque avuto una grandissima importanza i vari laboratori in cui i partecipanti, in piccoli gruppi, hanno condiviso momenti in cui nella Bibbia, come nella vita concreta delle loro chiese, la comunicazione non ha funzionato e hanno riflettuto su come avrebbe potuto funzionare meglio. Si è sentita, in particolare in questi casi, l’importante guida della staff del corso che ha fornito tecniche e spunti di riflessione, nonché ha svolto il fondamentale compito di moderatore della discussione, affinché tutti, anche i più timidi o chi si sentiva più impacciato con una lingua non sua, potesse esprimere il proprio parere.

Non sono mancati i momenti ufficiali di ricevimento: siamo ad esempio stati accolti dalla vescova luterana di Monaco nella sede della Chiesa della Baviera, il cui intervento ("Annunciare l’Evangelo in una società ricca") si è situato in stimolante contrasto con quello del Padre Benedettino Korbinian, che si occupa di assistenza ai senzatetto di Monaco.

Pare proprio essere stato un bel convegno di studi; ma a quali conclusioni si è giunti? A nessuna e non per incapacità di partecipanti e staff di scrivere un documento organico che tirasse le fila della discussioni: di quelli ne provengono già a sufficienza da altri incontri più ufficiali fra rappresentanti delle chiese. Lo scopo di questi dieci giorni d’incontri era soprattutto quello di far riflettere su un tema che tocca tutte e tutti più di quanto generalmente pensiamo: anche coloro che provenivano da Paesi dell’Europa dell’est, i cui governanti hanno l’ossessione della nazionalità dura e pura, hanno confermato che le loro società sono multiculturali e non da poco tempo. È dunque necessario per tutti trovare nuovi strumenti, nuove forme, forse anche un nuovo vocabolario per annunciare nelle realtà in cui viviamo l’unico contenuto che, in quanto chiese, ci è dato: Gesù Cristo quale nostro Signore e Salvatore.

Ecco che allora non minore importanza hanno i momenti conviviali e di scambio informale: ci è stato lasciato molto spazio per viverli nella più totale libertà di incontro, condividendo le nostre esperienze di credenti di chiese diverse, ma all’opera in un’Europa con una storia comune di crescente secolarizzazione. In questo senso hanno assunto un valore ancora più grande le tre serate di “forum Europa” in cui ogni partecipante ha presentato brevemente, ma (si spera) efficacemente, la storia della propria chiesa oppure un progetto di questa ritenuto particolarmente attuale o urgente. Si sono così potuti vivere insieme con gioia e con sana curiosità i momenti di liturgia che hanno scandito inizio e fine di ogni giornata di incontro, liturgie non costruite come una qualche forma di pot-pourri ecclesiastico che alla fine non dice nulla a nessuno, ma condotte a turno dai rappresentanti delle varie famiglie confessionali, da ciascuno secondo la propria tradizione. E infine ecco che, per non immaginare di essere in un mondo fatto solo di belle parole, ma senza contatti con la realtà, è stato importante condividere il culto con Cena del Signore con la locale chiesa luterana di Fischhausen.