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di Eric Noffke

«Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo».

Da sempre la dieta umana è centrata intorno ai cereali: grano riso, mais... Senza pane o riso, ancora oggi milioni di persone morirebbero di fame. Nell’antichità il pane faceva la differenza tra la vita e la morte; tutto il resto era semplicemente “companatico”, accompagnamento del pane.Non è un caso, allora, che Gesù al pane si paragoni, in un passo dove il linguaggio metaforico è forte, quasi violento: dobbiamo letteralmente cibarci di lui, se vogliamo avere la vita eterna. 

In altre parole, proprio come facciamo con il pane quando ce ne nutriamo, così dobbiamo fare con Gesù: dobbiamo interiorizzarlo, farne l’alimento fondamentale di ogni singola nostra cellula. Senza di lui siamo morti, come morti saremmo senza pane.
Questo pane si trova solo nella Bibbia, dove la testimonianza su Gesù diventa parola di vita per noi. Per questa ragione la tradizione protestante ha messo al centro della Chiesa la Scrittura: ogni credente dovrebbe avere la sua Bibbia e leggerla, studiarla, amarla, affinché, grazie allo Spirito santo, questa parola scritta possa divenire Parola viva, dandoci fede, ispirazione, consolazione. 

Il pane è, dunque, pronto e a nostra disposizione, dono gratuito del Signore a tutte e tutti noi che abbiamo fame e sete di giustizia.  Dobbiamo solo servirci... Oppure preferiamo “altri cibi”, per restare nella metafora? Attenzione, però, che questi non ci riescano poi indigesti...