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di Luciano Deodato

Al tempo della guerra fredda, quando la “cortina di ferro” divideva l'Europa, ebbi l'opportunità di passare alcuni giorni a Berlino, naturalmente nella parte Ovest. Un giorno, saputo che era possibile, a uno straniero come me, ottenere un visto temporaneo per la parte Est, allora sotto il regime comunista, passai il posto di blocco e m'inoltrai nella parte orientale.

Girando per la città arrivai all'antico tempio della Chiesa riformata di lingua francese. Come si sa, tra il 1600 e il 1700 ci fu una grossa emigrazione di francesi protestanti (ugonotti) verso quella parte della Germania. Il tempio, imponente, era un segno della ricchezza, anche culturale, della colonia francese. Ma quello che io vedevo mostrava ancora tutti i segni della guerra passata, pur essendo rimasto miracolosamente in piedi.

Era domenica, la porta era aperta e quindi entrai. Nel grande tempio un pastore, che a me parve molto anziano, presiedeva il culto davanti a un gruppetto di signore, anch'esse anziane. Presi posto in un banco e tutti si voltarono verso di me, con un fare curioso e, mi parve, sospettoso. Ascoltai il sermone, partecipai come potevo alla liturgia e ai canti, e alla fine mi presentai al pastore. La piccola assemblea – mi disse – era tutto quello che rimaneva di una florida e ricca comunità. Il nazismo e la guerra prima, l'ateismo comunista poi avevano fisicamente e spiritualmente ridotto la comunità alle dimensioni che vedevo. Eppure in quel pastore non c'era recriminazione o rimpianto per il passato, ma accettazione del presente e attesa fiduciosa verso il futuro. Seppi poi che, caduto “il Muro”, il tempio fu restaurato e la chiesa è rinata.

Anche per la chiesa che avevo visto valeva dunque la promessa di Gesù: «Non temere, piccolo gregge; perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno» (Luca 12,32).