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di Ulrike Jourdan

«Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo»

Un tribunale. Che brutta immagine! Ma questo lo dice anche la chiesa evangelica?
Forse facciamo bene a chiarire i nostri pensieri. Primo punto: questo versetto, che ci conduce attraverso la penultima domenica dell'anno liturgico, è biblico, per questo esprime certamente un concetto importante anche per la chiesa evangelica.

Secondo punto: l'immagine così brutta del tribunale, da dove ci viene? Un tribunale è veramente un luogo triste o lo è solo per le persone che sanno di essere colpevoli? Non è al contrario il tribunale un luogo di gioia, dove la persona che ha subito un torto trova finalmente giustizia? Non è il tribunale un luogo che assicura la giustizia in un contesto che sarebbe segnato dalla barbarie senza questo luogo di giudizio?

Forse alla maggior parte di noi non piace l'immagine del tribunale, soprattutto del tribunale divino, perché sappiamo perfettamente di essere dalla parte del reo.
Confessiamolo con le parole della lettera ai Romani: Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio. (Romani 2,23) Nessun essere umano potrebbe mai sussistere davanti al tribunale di Dio. Siamo profondamente peccatori.

Però il giudice in questo tribunale è Gesù Cristo stesso. Egli, sì, odia il peccato, ma ama perdutamente il peccatore. Gesù Cristo ama l'umanità per la quale ha dato la sua vita in croce. Ha già pagato per i nostri peccati ed ora ci fa da avvocato. 

Dio è giusto. Ed è quindi giusto che il peccato umano non sia semplicemente messo da parte, senza essere posto sotto giudizio. Non sarebbe corretto. Ma chi si affida a Gesù Cristo non ha niente da temere dinnanzi al tribunale finale. Gesù Cristo sarà lì al nostro fianco per riscattarci.