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di Ulrike Jourdan

«Io insegnai a Efraim a camminare, sorreggendolo per le braccia; ma essi non hanno riconosciuto che io cercavo di guarirli»

Efraim è una tribù d’Israele, ma questo versetto potrebbe essere rivolto anche a noi oggi. È un’immagine bellissima immaginarsi Dio che ci sorregge per le braccia per insegnarci a camminare. Chi si è trovato in questa situazione sa per quanto tempo i bambini hanno bisogno di essere accompagnati e sa anche quale fatica sia per un adulto abbassarsi e camminare curvo per poter aiutare meglio il piccolo principiante. È questo servizio faticoso che Dio offre anche a noi. Egli vuole aiutarci a camminare sulle nostre gambe. Si abbassa per noi e aspetta con gioia quei primi passi compiuti senza l’aiuto della mano che sorregge. Dio vuole aiutarci a diventare persone libere che possono attraversare la vita basandosi su un fondamento saldo.

Perché mai dovremmo avere bisogno di un tale servizio? È proprio la domanda che si sono poste le persone ai tempi di Osea. Si sentivano forti, sane, perfettamente in grado di compiere i propri passi, di realizzare le proprie scelte. Si sentivano saggi e autonomi, già grandi e non volevano essere trattati come bambini. Dio invece la vedeva diversamente, vedeva la malattia del peccato dentro di loro.

Non è cambiato tanto dai tempi del profeta. Anche oggi ci sentiamo forti e autonomi. Anche oggi facciamo fatica ad ammettere di avere bisogno d’aiuto e di avere necessità di accettare aiuto. Anche oggi la malattia del peccato si estende come un cancro nella nostra società e ci impedisce di vedere qualcosa d’altro all’infuori di noi, noi e noi.

Dio vuole invece aiutarci a fare dei passi nella fede; passi che si basano sulla sua parola; passi che seguono le orme di Gesù Cristo. Il secondo versetto di «Un giorno una parola», scelto per spiegare il primo è tratto dalla seconda lettera di Pietro 3,15: "La pazienza del nostro Signore è per la vostra salvezza".
Dio è paziente con noi. Egli sa quante volte cadiamo e ci aiuta pazientemente a rialzarci. Ha tanta pazienza con noi, perché sa che la strada sulla quale ci accompagna porta verso la salvezza.