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di Yann Redalié

«Poi egli prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, li benedisse, quindi spezzò i pani e li diede ai suoi discepoli, perché li distribuissero loro; e divise pure i due pesci fra tutti.» (Marco 6,41)

Si parla di questo racconto (Marco 6,30-46) come della “moltiplicazione dei pani e dei pesci”. Però, a ben leggere, non c’è nessun riferimento lessicale alla “moltiplicazione” dei pani o dei pesci. Gesù prende i pani, li spezza, perché siano distribuiti a ciascuno. La stessa cosa con i pesci che “divide” per tutti. Dunque, più che di moltiplicazione si tratta di divisione, più precisamente, di condivisione.

Dopo il ritorno dalla loro missione, Gesù invita i suoi discepoli ad una pausa, ma ne sono impediti da una folla che li segue, va e viene, gira. Sembra non sapere bene cosa vuole. Gesù è preso di “compassione, perché erano come pecore senza pastore, e prese a insegnare loro molte cose” (Marco 6,34). Non c’è più tempo per la pausa, Gesù dedica molto tempo all’insegnamento, si fa tardi. Ai discepoli che gli fanno notare che si fa tardi, che il luogo è deserto e che la folla dovrebbe mangiare, Gesù risponde «Date voi a loro da mangiare» (Marco 6,37). I discepoli non capiscono, Gesù sembra fuori dalla realtà.

Eppure Gesù risponde a partire dalla realtà più terra terra. Chiede di contare, di fare un inventario: “quanti pani avete? Andate a vedere” (Marco 6,38). Si comincia a capire quello che è difficile da capire e da accettare. La posta in gioco è mettere i discepoli, con quello che hanno, al servizio di tutti. Seguono due mosse, preparare la folla e preparare il cibo. 

La folla, che andava e veniva, disorientata, informe, soggetta a movimenti di folla (v. 31 e 33), prende forma sull’erba verde. “Ordinò loro di farli accomodare tutti, per gruppi, sull'erba verde  Così essi si sedettero in gruppi di cento e di cinquanta” (Marco 6,39s). Non sono più pecore senza pastore, non sono più una massa informe, che va e viene, ma un popolo radunato. Ciascuno ha il suo posto sull’erba verde, come nel Salmo 23,2 “mi fa riposare in verdeggianti pascoli”, come dinanzi a Mosè che stabilì “capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine, capi di decine” (Esodo 18,25).

Con un gesto riconosciuto, Gesù prepara il  cibo: “Poi egli prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, li benedisse, quindi spezzò i pani e li diede ai suoi discepoli, perché li distribuissero loro; e divise pure i due pesci per tutti”. (Marco 6, 41). La benedizione rimanda a Dio che dona, lo spezzare i pani prepara la distribuzione a ciascuno, nello stesso modo divide i due pesci per tutti. I discepoli dovranno distribuire.

Il racconto di questo pic-nic straordinario è messo in prospettiva. A monte, riprende le promesse dell’Antico Testamento: Dio non abbandona mai il suo popolo, lo nutre. A valle, il miracolo della sovrabbondanza di Dio è diventato l’atto centrale della nuova comunità, il suo ritmo fondamentale, che batte e ribatte ogni volta che celebriamo la cena del Signore, e proclama un’abbondanza che straripa, quando è condivisa.

Non la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ma la loro condivisione. Del poco che si ha, Dio crea sovrabbondanza e un pressante invito a non rassegnarsi, a non considerare la miseria una sorte fatale e la povertà dei nostri mezzi come impotenza.